L’indagine conoscitiva della commissione bicamerale di controllo
L’8 luglio 2025 la Commissione bicamerale di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha presentato l’indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione.
In evidenza

È emerso che dal 2019 al 2023 i crediti previdenziali delle Casse verso gli iscritti sono aumentati del 35,91%, passando da 7,45 miliardi di euro a 10,12 miliardi che, su un patrimonio di 107,04 miliardi di euro, rappresenta circa il 10%, che non sono proprio bruscolini e non coperti dal fondo svalutazione crediti previdenziali che è passato dal valore complessivo di 1,45 miliardi di euro al 31.12.2019 al valore 2,05 miliardi di euro al 31.12.2023.
Il passaggio dalla disciplina di bilancio e dei principi contabili nazionali a quella degli ITAS – e quindi dal criterio del costo storico al criterio del valore di mercato nella valutazione degli investimenti mobiliari – avrà impatti sulla valutazione degli investimenti finanziari delle Casse: le oscillazione dei valori del mercato dei capitali porteranno, infatti, ad una maggiore volatilità dei risultati di bilancio.
Sarebbe poi auspicabile che tutti gli enti che sono passati al contributivo, ovvero sono originariamente contributivi, adottino un sistema contabile che evidenzi separatamente nel passivo i montanti.
Queste comunque le conclusioni della Bicamerale sulle Casse di previdenza:
«Le evidenze emerse nel corso dell’indagine supportano l’ipotesi che esistano margini di miglioramento delle soluzioni organizzativo-procedurali adottate dalle Casse nonché delle loro attività di investimento, anche al fine di perseguire il miglior interesse degli iscritti.
In alcuni casi potrebbero essere adottate procedure più adeguate, anche a legislazione vigente; in altri casi, invece, potrebbe risultare necessario un intervento normativo. Qui di seguito – senza la pretesa di prefigurare una lista completa di soluzioni definitive – si indicano le principali aree di possibile intervento.
Mancano, ad oggi, previsioni normative in tema di requisiti di onorabilità, di professionalità e di indipendenza nonché in materia di meccanismi elettorali, di numero e di durata dei mandati. In particolare, l’appartenenza degli organi di vertice delle Casse alle specifiche professioni cui sono legati i singoli enti può comportare in determinati casi l’assenza di una formazione professionale specifica nelle materie economiche, statistiche e giuridiche, presupposto necessario per l’efficace espletamento dell’incarico secondo professionalità, competenza e correttezza. Sembrerebbe, pertanto, opportuno introdurre regole più chiare e stringenti, prevedendo un necessario «bilanciamento» tra vincoli alle politiche di investimento delle Casse (si è in attesa dal 2012 del decreto MEF sugli investimenti) e l’adeguatezza della corporate governance degli Enti. La frammentazione esistente fra le diverse strutture di governo societario e gli eterogenei regimi contributivi andrebbe ridotta, e per rendere più omogeneo il primo pilastro fornito dalle Casse professionali e anche per favorire possibili forme di aggregazione.
Dall’analisi delle strutture organizzative, ed in particolar modo degli uffici/strutture che si occupano delle attività di gestione e di controllo degli investimenti, emerge che, a livello aggregato, le Casse impiegano mediamente 11 risorse umane nell’Area Patrimonio (pari al 10 per cento della dotazione complessiva di personale). In termini di Asset Under Management (AUM), dalle analisi svolte – sempre a livello aggregato – emerge che le 11 risorse umane gestiscono/monitorano, a livello di singola risorsa umana, investimenti pari in media a circa 0,54 miliardi di euro. Tale aspetto pone profili di attenzione circa l’effettiva capacità dell’Ente di monitorare in maniera efficace ed efficiente il portafoglio investimenti riuscendo, pertanto, ad ottimizzare il binomio rischio-rendimenti.
Nell’attività di investimento delle Casse si registra un forte coinvolgimento degli advisor. Tale coinvolgimento, dovrebbe peraltro supportare le Casse nella definizione di politiche di investimento che tengano conto delle differenti specificità delle platee di riferimento, che pure esistono, essendo correlate a diverse categorie di professionisti. Tuttavia dall’indagine è emersa una certa omogeneità delle politiche di investimento, che sembra quindi non essere in linea con tale premessa. Inoltre, nella comparazione delle politiche di investimento delle diverse Casse, si è riscontrata l’assenza (cfr. grafici a pag. 54 e 55) di una diretta relazione tra rischi e rendimenti. Inoltre, nel periodo considerato risulta che la sommatoria dei saldi previdenziali e assistenziali (pari a 21,89 miliardi di euro) è prossima alla sommatoria dei risultati di esercizio (pari a 21,92 miliardi di euro). In conclusione, sembrerebbe opportuno rafforzare quantitativamente e qualitativamente le strutture interne delle Casse nonché la «robustezza» delle procedure secondo le quali le Casse interagiscono con gli advisor, al fine di gestire il rischio di eccessivo «affidamento».
Dall’analisi dell’informativa contabile delle Casse emergono significativi profili di attenzione sulle seguenti aree:
- i) gestione del portafoglio immobiliare (bassa redditività) e crediti verso inquilini (morosità);
- ii) crediti contributivi nei confronti degli iscritti (stock significativo), meccanismi di recupero e mancata iscrizione di adeguati fondi di svalutazione crediti;
iii) spese sostenute per il contenzioso (rischio di antieconomicità del giudizio promosso);
- iv) componenti di costo degli strumenti finanziari acquistati. In materia, si dovrebbe semplificare e razionalizzare il sistema dei controlli attualmente in essere al fine di armonizzare la vigilanza ed evitare duplicazioni di attività, dispersione di dati e sovrapposizione di scadenze.
Dall’indagine è emersa la presenza di OICR dedicati alla singola Cassa (sottoscrittore al 100 per cento) nonché la presenza di un asset manager (controllato al 100 per cento) all’interno di una Cassa. Ciò solleva profili di attenzione sulla complessiva operatività di tali intermediari/strumenti, soprattutto con riferimento ai costi, agli aspetti remunerativi del management e alla gestione di possibili conflitti di interesse. Riflessioni ulteriori e in termini più generali, meriterebbero poi i «compensi» (gettoni di presenza) percepiti dai soggetti (frequentemente i componenti del Consiglio dei delegati/C.d.A.) indicati dagli Enti per la partecipazione negli Advisory board/comitati consultivi degli OICR Alternativi.
Con specifico riferimento ai Bilanci tecnici, si registrano «ritardi» di circa un anno tra la loro redazione/approvazione e il relativo periodo di riferimento. Ciò determina che le elaborazioni effettuate e le proiezioni contenute nei Bilanci tecnici, e disponibili, tempo per tempo, hanno un gap temporale di circa quattro anni rispetto all’effettivo andamento/situazione degli iscritti/pensionati (per ogni categoria di riferimento). Sarebbe necessario ridurre tale gap temporale e incentivare la predisposizione di Bilanci tecnici specifici (oltre che standard). Documenti, quest’ultimi, fondamentali per definire l’ALM, da cui poi discendono l’AAS e l’AAT.
Gli investimenti in OICVM nonché in OICR Alternativi sono realizzati in maniera molto significativa attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari di diritto estero. Occorre riflettere sia sulle «effettive» differenze in termini di rapporto rischio/rendimento tra gli strumenti nazionali e non nazionali sia sulla «capacità» dell’industria dell’asset management nazionale di far fronte e assistere le esigenze di investimento di investitori istituzionali come le Casse previdenziali.
Sugli aspetti contabili, un controllo esterno al quale sono sottoposti gli Enti previdenziali privati è quello svolto dalle società di revisione che certificano la corretta redazione delle scritture contabili di rendicontazione (art. 2, comma 3, del d.lgs. n. 509/1994). In materia, sarebbe opportuno estendere agli enti di previdenza l’applicazione delle più stringenti disposizioni previste dal d.lgs. n. 39/2010 in materia di «revisione legale» in linea con quanto già previsto per le associazioni e le fondazioni del Terzo settore.
In conclusione, la sostenibilità di lungo termine delle Casse previdenziali dipende da una pluralità di fattori, riconducibili essenzialmente all’andamento del saldo della gestione (somma dei saldi di previdenza e di assistenza) e al rendimento del patrimonio accumulato.
Sull’andamento della gestione previdenziale, espresso dal saldo per contributi e prestazioni, incidono i regimi contributivi e prestazionali, oltre che le caratteristiche reddituali e socio-demografiche dei diversi bacini di riferimento delle Casse di previdenza. Per quanto riguarda, invece, la redditività degli investimenti, particolare importanza rivestono le efficaci e consapevoli scelte di investimento nonché gli adeguati sistemi di corporate governance. In materia, occorrerebbe quindi rafforzare le forme di controllo e sulle modifiche degli statuti e dei regolamenti e sul profilo rischio-rendimento degli investimenti effettuati.
Concludendo, l’auspicio è che la presente Relazione risulti utile a stimolare il dibattito del Governo, del Parlamento e delle Istituzioni, anche per promuovere le opportune o necessarie iniziative di carattere normativo.»
Nel corso degli interventi l’On. Freni ha auspicato una riforma strutturale delle Casse dei professionisti che ne salvaguardi l’autonomia e al tempo stesso sia solidaristica, affinché nessuna Cassa possa bussare all’INPS, in caso di problemi.
Il Sottosegretario all’economia si è detto altresì favorevole ad una revisione del sistema della vigilanza, oggi ripartito tra numerose autorità, sul presupposto che la vigilanza non deve essere repressiva ma collaborativa al fine di evitare i problemi.
Per il Sottosegretario Freni, se continuiamo ad utilizzare i parametri degli anni 90 andremo a sbattere, in particolare il bilancio tecnico a 50 anni mal si concilia con i tempi che sono cambiati in considerazione che il lavoro è diventato frammentato e discontinuo.
Io penso che si debba ragionare in termini di un unico contenitore per tutti i professionisti perché la specificità di ogni singola professione, non giustifica, almeno in termini di economie di scala, una molteplicità di Casse di previdenza e lo stesso discorso, sempre in termini di economie di scala, vale anche per i Fondi pensione.
Il Sottosegretario Freni ha anticipato che entro il corrente mese di luglio sarà in Gazzetta Ufficiale il decreto investimenti, già bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato, e che si attende dal 2011!
Per ogni altra considerazione vi rinvio alla lettura del report della Bicamerale
Altre Notizie della sezione

La questione della rivalutazione delle pensioni ritorna in Corte costituzionale
08 Luglio 2025La Corte costituzionale con la sentenza n. 19 del 14.02.2025 si era già occupata della questione, ma in termini completamente diversi dal quesito che, con ordinanza del 30.06.2025, è stato prospettato dal Tribunale di Trento, Sezione per le controversie di lavoro.

Un numero non trascurabile di comuni montani
07 Luglio 2025Verso il fine vita?

Lo ius scholae, un’idea superficiale
04 Luglio 2025Non si conosce la realtà delle comunità cui appartengono coloro che si vorrebbero far diventare cittadini italiani.