Pensioni: come potrebbe cambiare Opzione Donna nel 2024
Opzione Donna è stata ampiamente modificata dalla legge di bilancio 2023, ma potrebbe subire ulteriori cambiamenti a partire dal prossimo anno.
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La legge di bilancio 2023 ha introdotto restrizioni che limitano la possibilità di accedere alla pensione con Opzione Donna, suscitando il malcontento di sindacati e lavoratrici. La platea di beneficiarie è stata drasticamente ridotta, creando una disparità di trattamento e una valanga di ricorsi.
Il prossimo decreto lavoro del Consiglio dei Ministri dovrebbe contenere misure anche in materia di pensioni, tenendo conto dei malumori delle lavoratrici che possono andare in pensione anticipata con Opzione Donna solo se rientrano in determinate condizioni sociali di disagio simili a quelle previste per Ape Sociale.
Al Ministero del Lavoro si sta discutendo del possibile cambiamento dei requisiti necessari per andare in pensione con Opzione Donna, ma questo non potrà diventare operativo prima del prossimo anno. Nel frattempo, Opzione Donna rimarrà come è stata modificata dalla legge di bilancio.
pzione Donna verso l’assorbimento in Ape Sociale
Secondo gli esperti, è più facile che Opzione Donna sparisca del tutto nel 2024 e che venga assorbita in Ape Sociale, poiché l’anticipo pensionistico prevede più o meno il possesso degli stessi requisiti sociali per andare in pensione.
Opzione Donna si sta allineando sempre di più ai requisiti previsti per Ape Sociale, che richiede condizioni simili a quelle richieste da chi può ambire all’uscita anticipata dal lavoro a 63 anni di età con 30 di contributi. L’assorbimento di Opzione Donna in Ape Sociale porterebbe vantaggi nell’importo della prestazione, poiché la prima prevede il ricalcolo della pensione con il sistema interamente contributivo, mentre con Ape Sociale questo non succede.
Nel frattempo, la nuova versione 2023 di Opzione Donna prevede l’aumento dell’età anagrafica a 60 anni per tutte, con la possibilità di ottenere uno sconto di un anno per ogni figlio fino al limite di 58 anni. Il requisito contributivo minimo rimane di 35 anni. Tuttavia, il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate non contemplate fino al 2022, come caregiver, disoccupate e invalide civili. Questi nuovi vincoli restringono l’accesso alla pensione anticipata.
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