Le toghe moderate ora attaccano Bonafede: La riforma ha ucciso il processo penale
Magistratura Indipendente contro le azioni disciplinari a carico dei pm che non rispettano i tempi
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Magistratura Indipendente, la corrente moderata delle toghe – fino a qualche tempo fa associazione di riferimento di Piercamillo Davigo – esprime “profondo dissenso rispetto allo schema di disegno di legge del Governo sul processo penale varato dal Consiglio dei ministri” che “pur recependo alcune delle proposte di riforma da sempre avanzate da Magistratura Indipendente, come la modifica delle norme in tema di notifiche, la digitalizzazione del processo, l’ampliamento delle possibilità di ricorso ai riti alternativi, interviene soprattutto sulla durata dei processi, sui tempi delle indagini e sulle sanzioni disciplinari dei magistrati, con previsioni che potranno avere un impatto devastante sulla magistratura”. Per Mi, “siamo di fronte alla cronaca di una morte annunciata del processo penale, a una riforma che dell’efficienza del processo penale e della sua celere durata ha solo l’etichetta, proclamata in modo propagandistico dall’attuale Governo. Imporre termini rigidi per la durata delle indagini preliminari e per la durata del processo, prevedendo sanzioni disciplinari a carico dei magistrati in caso di loro mancato rispetto, così come riversare sul dirigente dell’ufficio scelte organizzative che competono alla politica, al fine di assicurare una celere durata dei processi, sono misure che non realizzano alcun nuovo assetto della situazione attuale e dimostrano, ancora una volta, la mancanza di conoscenza dei reali problemi che affliggono il mondo della giustizia e l’incapacità della politica di farsene carico”. Mi avverte che “sarà inevitabile il rischio di eccessiva responsabilizzazione del dirigente dell’Ufficio, con un ripiegamento di tale ruolo verso un modello tecnocratico di natura manageriale. Per poter esercitare con credibilità e autorevolezza la funzione di amministrazione della giustizia il dirigente deve essere coinvolto nell’attività giurisdizionale: i capi devono continuare ad essere giudici e pubblici ministeri vicini a tutti i colleghi che hanno chiesto di dirigere”. Inoltre, “nel disegno di legge, è stato inserito il cosiddetto Lodo Conte bis, che prevede il blocco della prescrizione dopo la sentenza di condanna di primo grado, mentre per chi viene assolto la prescrizione continua a decorrere. Questo intervento di riforma contribuirà ad appesantire i carichi di lavoro con devastanti ricadute per le Corti d’Appello e per la Corte di Cassazione, gravate da un peso ormai insostenibile. A fronte di ciò, è del tutto inadeguata la previsione di inserire i giudici ausiliari nelle Corti d’Appello per il settore penale: è noto che analoga misura ha prodotto effetti deflattivi molto limitati nel settore civile”. Mi ritiene che occorre “pensare a una riforma organica del processo penale che individui e rimuova le cause strutturali che ne determinano l’endemica lentezza. Concepire una riforma del processo penale senza dotare il sistema giudiziario delle risorse umane, materiali e organizzative che rappresentano l’effettiva attuazione del principio costituzionale del giusto processo finirà per essere una riforma non per ma contro tutta magistratura.
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