Ddl suicidio assistito, anestesisti e palliativisti 'fortemente preoccupati'
Siaarti e Sicp sottolineano che "la struttura della legge inadeguata e fragile: servono più prossimità, più tutele, più cure".
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La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia Intensiva (Siaarti) e la Società italiana di cure palliative (Sicp) esprimono forte preoccupazione per l’impianto e i contenuti del disegno di legge sul suicidio medicalmente assistito, attualmente in discussione presso le Commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato. In una nota, le due società scientifiche – quotidianamente impegnate nell’assistenza alle persone in condizioni di estrema fragilità – ribadiscono che una legge su un tema così delicato non può prescindere dalla prossimità, dalla trasparenza e dalla tutela della dignità e dell’autodeterminazione della persona malata. “Il testo in esame, pur dichiarandosi attuativo della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale – spiegano – non ne rispetta il dettato sostanziale e si allontana dalle esperienze maturate nei contesti di cura”.
Anestesisti e palliativisti esprimono preoccupazione, in particolare, per “l’esclusione del Servizio sanitario nazionale dalla concreta presa in carico della persona e dall’attuazione della procedura. Una simile scelta rischia di privatizzare un momento così critico, lasciando la persona sola, priva di garanzie cliniche ed economiche, e consegnando a logiche esterne alla sanità pubblica un atto di estrema delicatezza. Altrettanto critico è l’affidamento della decisione finale a un organismo centrale, distante, nominato politicamente e privo di qualunque relazione diretta con il paziente, in contrasto con il principio di sussidiarietà e con l’approccio relazionale indicato dalla legge 219/2017”. Il testo, secondo gli esperti, non chiarisce inoltre le modalità attuative della procedura, né individua responsabilità professionali, luoghi o criteri per garantire appropriatezza e sicurezza. In parallelo, continua a non offrire risposte credibili alla cronica debolezza della rete delle cure palliative, la cui estensione, accessibilità e sostenibilità restano gravemente inadeguate, nonostante il loro ruolo sia cruciale nel dare senso e valore all’accompagnamento alla fine della vita.
Siaarti e Sicp ritengono urgente un ripensamento dell’intero impianto normativo, affinché la legge “non si limiti ad autorizzare una scelta tragica, ma sia in grado di tutelare davvero le persone, offrendo alternative concrete alla sofferenza e percorsi assistenziali centrati sulla prossimità, sulla relazione e sulla qualità delle cure”. Tali preoccupazioni sono state espresse in modo articolato in due documenti inviati da Siaarti e Sicp ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato. Le due società – conclude la nota – confermano la propria disponibilità al dialogo con le istituzioni, nella convinzione che solo con il contributo delle competenze cliniche, etiche e relazionali di chi opera quotidianamente accanto ai pazienti si possa costruire una legge più giusta, chiara e rispettosa della complessità umana di queste scelte.
Adnkronos
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