Crisi di governo, apertura a varo dl Ristori 5
Atti su conseguenze Covid sono «affari correnti»
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Spiraglio di luce per il varo del decreto Ristori 5. Sono da considerarsi ‘disbrigo di affari correnti’ anche tutti «gli atti urgenti – ivi compresi atti legislativi regolamentari ed amministrativi – necessari per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid 19 e ogni relativa conseguenza». È quanto prevede la direttiva della Presidenza del Consiglio inviata ai ministri, vice ministri e sottosegretari di Stato nella quale vengono tratteggiati i limiti dell’azione del governo. Il testo sembra così aprire anche alla possibilità che il governo nel disbrigo degli affari correnti possa varare il decreto Ristori 5 per aiutare le categorie in difficoltà economiche per la pandemia.
Un Consiglio dei ministri nel weekend per dare il disco verde al decreto che proroga lo stop all’invio delle cartelle fiscali – in scadenza il 31 gennaio – poi, a inizio settimana prossima, un altro Cdm per varare il dl Ristori 5. La crisi di governo non ferma i due provvedimenti che il governo Conte ha in canna, due tasselli ritenuti fondamentali per arginare l’emergenza Covid e i contraccolpi sul tessuto economico e sociale del paese. Fonti di governo assicurano all’Adnkronos che la tabella di marcia, su questi due provvedimenti, non subirà alcuna variazione: «sono considerati affari urgenti, quindi anche un governo dimissionario è tenuto a vararli, anzi, sarebbe grave se non lo facesse».
Altra ipotesi planata sul tavolo del governo, in queste ore, è unire i due provvedimenti in un unico decreto – ristori più proroga cartelle – da approvare direttamente la settimana prossima. «Il 14 gennaio abbiamo approvato un ulteriore scostamento di bilancio di ben 32 miliardi – dice un ministro di peso – sono soldi che dobbiamo distribuire senza perdere tempo, tanto più che la crisi morde e la gente li aspetta». Al momento, dunque, la sola certezza è che non ci sarà nessun congelamento. E non è una certezza di poco conto.
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