Le spese di rimpatrio a carico degli attivisti Italiani arrestati sulla Flotilla.
Le spese di rimpatrio a carico degli attivistiItaliani arrestati sulla Flotilla, Meloni vuole un rimpatrio a spese loro: "Il volo lo paghino gli attivisti"
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Giorgia Meloni non vuole spendere denaro pubblico per il rimpatrio degli attivisti della Flotilla, pur garantendo assistenza
Sono almeno 30 i cittadini italiani fermati nel corso dell’abbordaggio dell’esercito israeliano alle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla. La premier Giorgia Meloni afferma che le eventuali spese per il rimpatrio dovranno essere a “carico degli attivisti”. Il Governo assicura assistenza consolare ai cittadini fermati da Israele, ma si dichiara non intenzionato a coprire le spese per i voli in partenza dalla base aerea di Ramon, in Israele.
Il Governo continuerà a garantire la sicurezza dei propri cittadini, offrendo loro la necessaria assistenza consolare.
Non è previsto, tuttavia, alcun charter a carico di Roma per il rientro in Italia e, se Israele presenterà fattura per i voli, non sarà lo Stato a saldarla.
A sorvegliare da lontano sugli italiani della Flotilla ci sono il vicepremier Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Le azioni diplomatiche hanno fatto sì che venisse evitata la procedura di arresto, anche per gli attivisti già espulsi in passato.
Le persone fermate dovranno firmare un foglio dichiarando di aver tentato l’ingresso illegale in Israele per essere immediatamente espulsi (e banditi per i successivi 10 anni).
I rimpatri volontari dovrebbero partire già da venerdì 3 ottobre, dopo lo stop dovuto alla festività ebraica del Yom Kippur, come confermato anche dallo stesso Tajani. “Per chi rifiuterà l’espulsione immediata, sarà necessario attendere il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria israeliana, che potrebbe richiedere 48-72 ore”.
Condotti a Eilat, gli attivisti italiani faranno ritorno a Roma tramite lo scalo internazionale di Ramon.
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