La piazza della pace non vuole la bandiera israeliana
Sondaggio alla Camera fra i parlamentari di sinistra che manifesteranno per Gaza: pochi favorevoli, alcuni indecisi e molti contrari. La proposta di Edith Bruck (due popoli e due bandiere) getta “benzina sul fuoco”, è “un rischio” e “una provocazione”. Quelli per cui è la bandiera “del genocidio”.
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“Le bandiere israeliane in piazza? Meglio di no”, dicono dalle parti del Movimento 5 Stelle. Più morbidi nel Partito democratico, mentre in Alleanza Verdi e Sinistra è “meglio evitare di gettare benzina sul fuoco”. La proposta di Edith Bruck – avanzata in un’intervista alla Stampa pubblicata martedì 27 maggio – non convince molti degli organizzatori della manifestazione per Gaza del 7 giugno prossimo. Le divisioni crescono. Se l’opposizione ha fissato la piattaforma dell’evento attorno alla mozione parlamentare e i centristi hanno chiesto delle integrazioni sull’antisemitismo, una delle voci più importanti del mondo ebraico come Bruck, scrittrice sopravvissuta ad Auschwitz, ha lanciato un appello per dire che “chi vuole la pace porti in piazza bandiere palestinesi e israeliane”. Due bandiere per due popoli e due Stati. La stella di David, simbolo di Israele, però difficilmente ci sarà in piazza. Viene bollata come un “rischio”. Lo comprendiamo passeggiando in Transatlantico, sorseggiando diversi caffè con una decina di parlamentari delle forze aderenti alla manifestazione. Un sondaggio.
Il Partito democratico è il più accogliente nei confronti della proposta di Bruck. Il dem Lorenzo Guerini, con il solito aplomb istituzionale, si dice pronto a vedere “tutte le bandiere”. Roberto Morassut definisce l’idea “giusta”, perché sarebbe “molto bello e addirittura rivoluzionare trovare fianco a fianco per il cessate-il-fuoco riformisti israeliani e palestinesi” e quindi “entrambe le bandiere”. Gianni Cuperlo spera che “nessuna bandiera israeliana venga bruciata”. Ma è giusto che siano in piazza? “Noi ci andiamo per contestare Netanyahu e il peggiore governo di Israele dal 1948 ad oggi”. E le bandiere? “Sono riflessioni del tutto marginali, ognuno porti ciò che vuole”.
Laura Boldrini è tornata da poco dal Medio Oriente: “Rispondiamo all’esigenza di dare la possibilità di manifestare il dolore delle vittime di Gaza partendo dalla piattaforma”. E quindi? “Quindi, non uscirei da lì”, spiega l’ex presidente della Camera prima di passare alla netta condanna di Netanyahu: “Ormai in Israele solo un 3% della popolazione ha il coraggio di vedere la realtà”. Niente bandiera israeliana, insistiamo. “La manifestazione è sulla mozione unitaria e ho detto tutto”. Boldrini entra in aula. Nel frattempo esce il responsabile esteri del Pd, Peppe Provenzano. Ripetiamo la domanda anche a lui. Ma ci gela: “No comment”. Addirittura.
Più chiara la posizione in casa 5 Stelle. Se Leonardo Donno, coccarda della pace in bella vista sull’abito scuro, prima si chiede “cosa rappresenta oggi quella bandiera di Israele visto che il governo di quello Stato è guidato da un genocida” e poi precisa di non vedere “nulla di male in due bandiere” anche se lo reputa difficile, Dario Carotenuto gironzola per il cortile. Ieri, il deputato pentastellato ha esultato con il Napoli Club di Montecitorio esponendo il vessillo partenopeo legato a quello della Palestina. “Portare le bandiere israeliane il 7 giugno? Non credo sia il caso”. Ah. “Israele è accusato di genocidio e quella bandiera rappresenta il governo che fa cose inaccettabili”. Ma quel simbolo rappresenta il popolo di Israele, onorevole, non Netanyahu. “Non ho nulla contro gli israeliani, ma adesso quella bandiera non si può portare in piazza”. E come mai? “Per l’accusa di genocidio”, ripete. Nella mozione parlate di due popoli, due stati e non si possono portare due bandiere? “Oggi non so come si possano immaginare due popoli e due Stati”, ammette affranto. Ci dilunghiamo sulla salute della democrazia in Israele. “Sarà pure una democrazia – spiega Carotenuto – ma ricordiamo che proprio da una democrazia è partito il Terzo Reich”.
Potrebbe calare il sipario. Ma intercettiamo il contiano Francesco Silvestri: “La manifestazione è per Gaza e portare in piazza la bandiera di chi stermina vuol dire non capire a che manifestazione si sta andando”. Replichiamo con gli argomenti di Bruck. Niente da fare: “Portare il simbolo di chi sta sterminando è una contraddizione, a chi lo fa direi di porsi due domande”.
In casa di Sinistra italiana l’aria è simile: meglio che le bandiere israeliane restino a casa. Nicola Fratoianni, leader di SI, ci ricorda che “ho chiesto di appendere quella palestinese”. E metterà al suo fianco quella di Israele, magari proprio nel segno di un sogno chiamato due popoli, due Stati? “So che tanti israeliani sono contrarissimi a Netanyahu, ma oggi uno Stato non è riconosciuto e l’altro sta compiendo un genocidio”. Niente da fare. Ci rivolgiamo a Marco Grimaldi, il parlamentare di Avs che indossa la kefiah in aula. “La mozione è chiara”, dice. E quindi? “Evitiamo provocazioni”. Incalziamo Grimaldi, tornato da Rafah di recente. “Una bandiera israeliana in piazza potrebbe gettare benzina sul fuoco”. Ci rinunciamo. “Sì, evitiamo”.
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