Come Grillo può fare male a Conte e al campo largo in vista delle Politiche
Le strategie politiche dietro al ricorso in tribunale per rivendicare simbolo e nome del Movimento 5 stelle.
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Colloquio con l’avvocato Lorenzo Borré, cultore della materia giuridica pentastellata: “Può cominciare chiedendo l’inibitoria, così che Conte non possa usarli” ma non è detto che il giudice dica di sì. Il fondatore ha poi una carta notevole dalla sua parte
E se Beppe Grillo si facesse il suo partito? L’interrogativo aleggia nei corridoi quasi vuoti di Montecitorio, all’indomani dell’annuncio del fondatore del Movimento 5 stelle di un ricorso in tribunale, che sarà proposto a giorni per prendersi simbolo e nome del movimento presieduto da Giuseppe Conte. Lo scenario è ancora solo probabile, ma è giuridicamente possibile. E sarebbe una vera e propria mina non solo per il movimento di stampo contiano, che dovrebbe rifondarsi con un’altra veste grafica e un altro nome, ma anche per il centrosinistra tutto. Quest’ultimo, infatti, con un socio in meno. E il tutto andrebbe a scapito del cosiddetto campo largo, che – almeno nelle intenzioni dei suoi sostenitori – dovrebbe sfidare Giorgia Meloni alle elezioni politiche del 2027.
“Grillo, in caso di vittoria del ricorso potrebbe utilizzare simbolo e nome per creare un nuovo soggetto politico? Sì. Potrebbe creare una nuova associazione e concedere a questa il diritto di usare la denominazione e il logo”, spiega ad HuffPost l’avvocato Lorenzo Borrè, “cultore della materia” sulle beghe da tribunale dei 5 stelle e degli ex componenti del Movimento. Se ciò accadesse, Conte rimarrebbe senza i due tratti essenziali della compagine politica che governa. Non è detto, chiaramente, che ciò accada: Grillo è maestro in tema di bluff e sorprese e potrebbe, con un ennesimo colpo di teatro, decidere di non fare più ricorso. Eppure, i tempi per mettere lo sgambetto a Conte in vista della prossima tornata di elezioni politiche ci sarebbero tutti: “Un giudizio in via semplificata si chiude, in primo grado, in un anno”, spiega ancora Borrè, che non è stato incaricato da Grillo a portare avanti il ricorso, ma conosce molto bene il dossier. “La strategia – argomenta l’avvocato – potrebbe anche essere quella di cominciare con una fase cautelare, chiedendo, nell’attesa della decisione del giudice la cosiddetta inibitoria del simbolo e del nome. In questo modo sarebbero congelati e Conte non potrebbe usarli”. Non è detto che, però, il giudice dica di sì: “Di solito un provvedimento di questo genere viene emesso solo se non penalizza troppo la parte che lo subisce”. Ed è evidente che, in questo caso, la penalizzazione – con un partito che partecipa alla vita politica del Paese che non può usare il simbolo né il nome – sarebbe evidente.
Nel caso in cui il simbolo torni a Grillo, quest’ultimo potrebbe farne quello che vuole. Compreso, come accennavamo, creare un nuovo partito con i pochi fedelissimi che gli sono rimasti. Si aprirebbe, però, un altro fronte: “I gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle sono considerati un soggetto a sé stante rispetto all’associazione, potrebbero quindi entrare in giudizio rivendicando i loro diritti. E la questione si farebbe assai più complessa”.
Ma Grillo quante chance ha di vincere il ricorso? Secondo Conte nessuna. L’avvocato Borré, però, sostiene che il comico abbia una carta notevole dalla sua parte: “La sentenza della Corte d’appello di Genova del 2021, emessa quando il capo del Movimento 5 stelle era Luigi Di Maio – rileva – evidenzia con chiarezza che nome e simbolo sono di Grillo”. Conte, però, oppone a questa sentenza una scrittura privata in cui Grillo, in cambio di denaro, si impegnava a non rivendicare né il nome né il simbolo. “Innanzitutto – argomenta Borrè – se Grillo rinuncia alla manleva (il denaro offerto per non contestare nome e simbolo, ndr) viene meno il contenuto della scrittura privata. In secondo luogo è evidente che se gli è stata fatta questa richiesta è perché simbolo e nome sono suoi. Altrimenti perché chiedergli di rinunciare alle contestazioni?”.
La questione, insomma, è assai intricata. E Grillo ha buone chances di spuntarla. A scapito di quello che ormai considera un avversario, Conte, e di tutti i suoi attuali alleati o aspiranti tali. Conte, però, dal canto suo ricorda che da quando c’è lui a capo i suoi avvocati non hanno mai perso una causa: “Non mi sembra un solido argomento giuridico”, ironizza Borrè. Parola al tribunale dunque. Sempre che Grillo non cambi idea.
di Federica Olivo su HuffPost
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