Università: nuove regole per l’accesso a Medicina, cosa fare
Ci siamo: per la gioia di chi sogna un futuro in camice bianco, quest’anno non ci sarà il tanto odiato test d’ingresso a Medicina, ma un semestre aperto.

La riforma fortemente voluta dal ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, prevede infatti l’iscrizione libera, seguita da uno ‘sbarramento’ dopo i primi sei mesi.
Ma come funzionano le nuove regole e davvero possiamo parlare di un accesso libero a questa Facoltà? Le novità basteranno a colmare la carenza di operatori, frutto di una programmazione errata? E, infine, perché i sindacati medici protestano, prevedendo una pletora di ‘camici bianchi’?
Le nuove regole per l’accesso a Medicina
Iniziamo col dire che per le iscrizioni c’è tempo, ma solo fino al 25 luglio e occorre andare sul sito Universitaly, dove sono disponibili i programmi di studio delle 3 materie del semestre aperto (Fisica, Chimica e Biologia).
La riforma è stata finanziata con oltre 20 milioni di euro lo scorso anno, ma il ministero dell’Università e della Ricerca ha chiesto agli atenei di aumentare ulteriormente i posti disponibili per altri 3.000 studenti, a fronte di un maggiore finanziamento di 50 milioni di euro, di cui 30 milioni nel Fondo di finanziamento ordinario e 20 milioni fuori dal Ffo, come ha annunciato la ministra Anna Maria Bernini, durante il Question Time alla Camera.
Gli studenti dovranno indicare le sedi preferite e anche i corsi affini a cui iscriversi in caso di mancato superamento degli esami, che saranno uguali in tutti gli atenei. Due gli appelli
previsti: il 20 novembre e il 10 dicembre 2025. “Stiamo procedendo con grande celerità: a partire dal primo di settembre le aule di tutte le università italiane per il corso di laurea in Medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria, si apriranno
indiscriminatamente”, ha detto Bernini. “Saranno corsi di laurea in grado di dare a tutti una preparazione in tre materie fondamentali: chimica, fisica e biologia”.
Addio al mercato dei corsi per superare i test a Medicina
Per Bernini questa novità cancella in un colpo i “costosissimi e inutili test di ammissione”,
ma anche “l’orribile mercato della preparazione: non sarà necessario iscriversi a nessun corso di preparazione, ci tengo a sottolinearlo, proprio perché so che stanno fiorendo altri corsi alternativi. Stiamo preparando un syllabus e saranno le stesse università a formare gli studenti”.
Chi entra e chi esce: verso una pletora di medici?
A criticare la riforma sono i ‘camici bianchi’. Che snocciolano qualche numero. Se le università riterranno sufficiente lo stanziamento di 50 milioni per poter garantire uno standard formativo adeguato, gli immatricolati a Medicina nell’anno accademico 2025-2026 saranno poco meno di 24mila.
Considerato che al termine dei sei anni di studi si laurea mediamente il 94% degli iscritti, secondo i calcoli del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed “nel 2031 avremo almeno 22.435 nuovi medici. Che non inizieranno immediatamente a lavorare, ma dovranno frequentare anche la scuola di specializzazione che dura, a seconda dell’indirizzo scelto, tra i 3 e i 6 anni. L’ingresso nel Servizio sanitario nazionale di chi inizia a studiare Medicina a settembre è previsto quindi tra il 2034 ed il 2037″, sottolineano dal sindacato.
Ma attenzione: se nel 2025 i pensionati saranno 14.918, nel 2031, per effetto dell’esaurimento di quella che gli addetti ai lavori chiamano ‘gobba pensionistica’, scenderanno a 8.674, per ridursi a 4.864 nel 2040.
Tra il 2025 ed il 2040, dunque, qualora i posti disponibili a Medicina non dovessero diminuire, il rapporto tra iscritti e pensionati passerà da 1,5 a 4,9: tra 15 anni, per ogni medico che andrà in pensione, ci saranno quasi 5 ragazzi che inizieranno a studiare.
“In altre parole, nel 2034, considerando la differenza tra chi entra e chi esce, in Italia ci saranno 15.246 medici in più. E nel periodo tra il 2025 ed il 2040, sommando la differenza annuale tra neolaureati e pensionati, si potrebbero superare i 220mila medici in più”, sottolineano da Cimo-Fesmed.
Le nuove regole: 10 sedi e semestre aperto
Ma torniamo alle regole: la riforma prevede l’abolizione dei test d’ingresso, il superamento del numero chiuso e l’istituzione di un semestre aperto con accesso libero con la contemporanea iscrizione a un altro corso di studio affine.
Al momento dell’iscrizione dovrà essere indicata la sede in cui frequentare il semestre aperto, insieme al corso affine scelto. Ciascuno studente dovrà anche indicare almeno 9 altre sedi (per un totale di 10 scelte) alternative e almeno 10 sedi preferite ai fini di una eventuale prosecuzione nel corso affine al secondo semestre. Le attività formative del primo semestre inizieranno il primo settembre e termineranno entro novembre.
Le università, nell’esercizio della loro autonomia, disciplineranno la metodologia didattica per l’erogazione delle attività formative. Dal 2026-27, gli atenei dovranno procedere anche all’adeguamento dei piani di studio dei corsi affini. Attenzione: il semestre aperto potrà essere ripetuto fino a 3 volte, anche non consecutive.
I due appelli: 31 domande per tre materie
Al termine del semestre gli esami con 2 appelli a disposizione, 20 novembre e 10 dicembre. Le prove saranno uguali a livello nazionale e si svolgeranno in contemporanea, nello stesso giorno. Ogni esame consiste in 31 domande per ognuna delle 3 materie del semestre: 15 a risposta multipla con 5 opzioni di risposta – di cui solo una corretta – e 16 a completamento. Per ogni prova si avranno a disposizione 45 minuti.
I punteggi saranno validi per la formazione della graduatoria nazionale. Il voto sarà espresso in trentesimi (con lode). Il minimo per poter accedere alla graduatoria nazionale non dovrà essere inferiore a 18/30 in ogni prova. Sarà attribuito 1 punto per ogni risposta esatta, 0 per ogni risposta omessa, -0,25 per ogni risposta errata. Per tutte e 3 le prove il punteggio massimo complessivo è di 93 punti. Gli studenti non ammessi al secondo semestre di Medicina, che hanno ottenuto in ciascun esame un voto non inferiore a 18/30, possono proseguire nel corso affine scelto, con il riconoscimento di tutti i Cfu conseguiti.
Cosa succede dopo
Giova precisare che l’iscrizione al primo semestre del corso affine è gratuita e non è vincolata alla frequenza obbligatoria eventualmente prevista dai regolamenti delle università. I corsi affini sono individuati tra quelli delle classi di laurea in Biotecnologie (L-2), Scienze biologiche (L-13), laurea magistrale a ciclo unico in Farmacia e Farmacia industriale (LM-13), Scienze zootecniche e Tecnologie delle produzioni animali (L-38), nonché alcuni corsi tra quelli delle professioni sanitarie.
Quando c’era il test d’ingresso a Medicina…
Proprio mentre cambiano le regole, un nuovo studio pubblicato su IZA (Institute of Labor Economics) fa luce sulla qualità degli aspiranti medici selezionati con il precedente – e non poco criticato – sistema. Ebbene, secondo il lavoro firmato dai professori della Facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano, Alessandro Fedele e Mirco Tonin, insieme al collega Daniel Wiesen dell’Università di Colonia, la selezione tramite test d’ingresso attirava giovani dotati non solo di elevate capacità cognitive, ma anche di forti motivazioni come altruismo e stabilità emotiva.
Attraverso un confronto tra 369 aspiranti medici e 647 coetanei interessati ad altri percorsi universitari in Italia e Austria, i ricercatori hanno tracciatol’identikit dei futuri dottori. Risultato? Questi ultimi sarebbero risultati più capaci dal punto di vista cognitivo, più altruisti e più coscienziosi. Fra le altre caratteristiche segnalate dai ricercatori, gli aspiranti medici sarebbero stati più motivati da ideali di utilità sociale, e più spesso provenienti da famiglie con almeno un medico.
Insomma, stando allo studio il vecchio metodo “favoriva un processo virtuoso di auto-selezione: entravano studenti con elevate capacità cognitive, ma anche mossi da motivazioni intrinseche e senso civico. È importante non dare per scontato questo meccanismo”, sottolinea Alessandro Fedele, co-autore dello studio e professore di Politica Economica della Libera Università di Bolzano.
D’altra parte, il test d’accesso poteva scoraggiare giovani potenzialmente validi ma meno abituati a prove standardizzate o sotto forte stress, e limitava l’accesso a chi non disponeva di un background familiare informato. In questo senso, la riforma potrebbe favorire una maggiore mobilità sociale e una selezione più informata.
Per Mirco Tonin, co-autore e docente di Politica Economica di unibz “bisognerà osservare con attenzione cosa accadrà nei prossimi anni”. Insomma, la rivoluzione è iniziata: non resta che stare a vedere.
Altre Notizie della sezione

Test a numero chiuso a medicina
25 Giugno 2025Dopo oltre trent’anni, il test a numero chiuso viene archiviato, ma il suo superamento non coincide con l’apertura dei cancelli.

Sondaggio politico La7
24 Giugno 2025Fratelli d'Italia cresce e Pd cala Il rilevamento Swg per il Tg La7.

Decreto sicurezza, il caso dei blocchi stradali dei metalmeccanici a Bologna
23 Giugno 2025A Bologna diecimila metalmeccanici hanno sfidato il Decreto sicurezza e sono entrati nella tangenziale di Bologna bloccandola.