Anno: XXVI - Numero 192    
Martedì 7 Ottobre 2025 ore 13:30
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Un cupo 7 ottobre di silenzio

Le commemorazioni delle comunità ebraiche sottotraccia, su consiglio del Viminale, per paura di proteste e aggressioni. Casi di antisemitismo aumentati del 400 per cento rispetto al 2023.

Un cupo 7 ottobre di silenzio

Un anniversario del 7 ottobre sospeso tra il timore di atti di antisemitismo e la necessità di fare memoria del massacro messo in atto da Hamas nei confronti di uomini, donne, bambini israeliani. Per ricordare la tragedia del 2023, nella quale furono uccise 1200 persone e centinaia furono prese in ostaggio, le comunità ebraiche italiane si riuniranno in forma privata. La festività ebraica del Sukkot, che inizia nella serata del 6 ottobre, impone infatti un differimento delle celebrazioni solenni. Ma sulle celebrazioni private c’è l’incognita sicurezza. I dati dell’Osservatorio antidiscriminazione del Viminale, infatti, segnalano una crescita impressionante di episodi di antisemitismo: nel 2024, il 400 per cento in più rispetto al 2023. Questi dati e alcuni episodi che si sono registrati nelle ultime settimane hanno portato le questure, quella milanese in particolare, a chiedere alla comunità ebraica di non pubblicizzare il luogo in cui si terranno in cui si incontreranno. Il timore è, infatti, che nei confronti di queste commemorazioni possano levarsi proteste particolarmente vibranti, con il rischio che in alcune di queste possano ulteriormente degenerare,

Si tratta di preoccupazioni che serpeggiano già da giorni: in molte città sono gli stessi rappresentanti della comunità ebraica a sconsigliare di mostrare in pubblico la kippah. Il timore è che basti indossare il tipico copricapo ebraico per diventare bersaglio di atti, anche violenti, di odio contro gli ebrei. Del resto, i segnali degli ultimi giorni non contribuiscono a sopire i timori: anche le manifestazioni più pacifiche, come quelle della settimana scorsa, non sono state immuni da cenni di antisemitismo. “Quella del 7 ottobre – osserva parlando a HuffPost Daniele Nahum, consigliere comunale di Milano ed esponente della comunità ebraica – è una tragedia che dovrebbe unire. E invece ci troviamo in un contesto in cui chi vuole commemorare le vittime deve farlo di nascosto. Questo è indice del clima che si è creato nel Paese. Mi preoccupa molto l’incolumità degli ebrei in Italia”. 

Chi si occupa di pubblica sicurezza sa che non bisogna sottovalutare questo tipo di segnali. Ed è per questo che nella giornata del 7 ottobre il Ghetto ebraico di Roma sarà blindato. Saranno, poi, presidiati in maniera particolare tutti gli altri luoghi della Capitale riconducibili alla comunità ebraica e a Israele. Occhi puntati su Roma e su Milano, ma anche su Bologna, dove è stato organizzato un corteo dei Giovani Palestinesi che inneggia al 7 ottobre. La prefettura lo ha vietato, ma anche solo il fatto che qualcuno lo abbia organizzato suscita dubbi e perplessità: “Confesso la nostra profonda amarezza e senso di solitudine di fronte al clima d’odio sempre più crescente nel paese”, dice il presidente della comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz. Contro l’iniziativa dei Giovani palestinesi si era mosso anche l’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled: “Confidiamo che l’Italia impedirà manifestazioni che esaltano il terrorismo e tradiscono i valori della nostra civiltà democratica”. 

Fa riferimento all’episodio bolognese anche il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, che spiega: “Il 7 ottobre avremmo voluto unirci in raccoglimento con la società civile, per ricordare le vittime straziate dall’attacco terroristico di Hamas e pregare per il ritorno di tutti gli ostaggi a casa. Invece abbiamo visto striscioni nelle piazze, slogan e manifestazioni programmate, che celebrano il 7 ottobre come giorno della resistenza palestinese. Non si celebrano gli stupratori e gli assassini, non si inneggia alle violenze e alle uccisioni di bambini e neonati, solo perché ebrei. Tutto ciò è aberrante”. 

Le commemorazioni politiche saranno poche e poco pubblicizzate, anche in Parlamento. Era in programma, per la serata del 7 ottobre, la messa in onda sulla Rai del film No other land, che parla dei palestinesi che vivono in Cisgiordania. E che si trovano spesso ad avere i loro villaggi insidiati dall’esercito israeliano o dai coloni. La proiezione, però, è stata rinviata perché avrebbe potuto sembrare una provocazione. 

La tutela delle comunità ebraiche alla vigilia del 7 ottobre è un tema che si pone anche in altri Paesi europei. In Germania l’intelligence ha avvertito sul rischio di possibili attacchi alle comunità ebraiche durante le celebrazioni. In Gran Bretagna, invece, sono state invece imposte limitazioni alle manifestazioni pro-Pal. Un modo, questo, per evitare che una giornata di dolore e raccoglimento si trasformi in un giorno di scontri. Che vedano le comunità ebraiche, ancora una volta, vittime dell’odio degli antisemiti.

di  Federica Olivo su Huffpost

 

 

 

 

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