Laura Santi sarà aiutata a morire in Umbria
Da sei mesi la giornalista perugina aspettava indicazioni dalla sua Asl per poter procedere al fine vita. La risposta è arrivata in seguito a un incontro del gruppo multidisciplinare.
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È la prima persona ad accedere al suicidio assistito nella Regione
Laura Santi, giornalista perugina, malata di una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, potrà morire in Umbria. È quanto apprende Huffpost da fonti vicine alla vicenda. È la prima persona a poter accedere al suicidio assistito nella regione. Alla fine del 2024 aveva ricevuto dalla sua Asl di riferimento il consenso all’accesso al suicidio assistito, poiché il suo quadro clinico rispettava i parametri indicati dalla Consulta. A distanza di quasi sei mesi da quella decisione, mancavano ancora le indicazioni della Asl per le modalità di esecuzione delle sua volontà e l’indicazione del farmaco individuato.
La sua richiesta, in attesa da ormai tre anni, è stata approvata in seguito alla riunione del gruppo multidisciplinare, tenutasi il 15 maggio. La vicenda di Santi ha attraversato un percorso burocratico lungo: due denunce, due diffide, un ricorso e un reclamo. Santi a fine aprile ha divulgato una lunga lettera in cui parla delle sue attuali condizioni di salute: “Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo, tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora”. Nel testo faceva sapere che aveva scelto di recarsi in Svizzera per procedere al suicidio assistito: “È diventato un orizzonte concreto e obbligato, perché la mia regione e la mia Asl non mi hanno dato mai risposta sulla modalità pratica per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta”.
Nel corso di un’occasione pubblica nel capoluogo umbro, Santi ha inoltre riferito di aver prenotato per il 13 gennaio scorso un appuntamento in una clinica svizzera, ma che dopo aver ricevuto il consenso all’accesso al fine vita a novembre 2024 lo aveva annullato. Ora Laura potrà vedere attuato il diritto che le è stato riconosciuto: morire nella sua regione. L’azione giudiziaria è stata coordinata dall’associazione Luca Coscioni e dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione, di cui Santi è consigliera. In attesa di una risposta, Santi ha dato il via a una campagna di raccolta firme per chiedere una legge regionale sul fine vita sempre insieme all’associazione guidata da Marco Cappato. La campagna di sottoscrizione per la legge “Liberi subito” è già stata approvata dalla Regione Toscana a febbraio e ha lo scopo di garantire procedure e tempi certi a chi richiede l’accesso alla morte assistita.
L’iter legislativo si muove regione per regione, spesso a colpi di ricorsi in tribunale, anche a causa della fatica con cui il parlamento prova a realizzare una legge nazionale. Il governo si era impegnato a portare in aula un testo base condiviso che potesse regolamentare l’accesso al fine vita in tutto il territorio nazionale, dopo mesi di attesa in Senato si è scelto di dar vita a un comitato ristretto per formulare la legge. A sei mesi dalla formazione di questo gruppo, la proposta di legge ancora non ha visto la luce, ma sono stati formulati due articoli: uno “sull’inviolabilità e indisponibilità del diritto alla vita” e uno legato alla sentenza della Consulta sul tema. Si dibatte, ancora, sul nodo delle cure palliative e, nel corso dell’ultima riunione di martedì 3 giugno, si è parlato dell’ipotesi di un “giudice tutelare” per evitare intoppi legati alla possibile obiezione di coscienza dei medici e che non permetta ai privati di gestire la pratica. Questo tanto atteso testo dovrebbe arrivare in aula il 17 luglio, al termine del lavoro della commissione. Nel frattempo, il Paese reale si muove con le campagne di sottoscrizione ed esprime il suo consenso sul suicidio assistito. I malati, le tante e i tanti Laura Santi d’Italia, invece attendono.
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