La decontribuzione nella riforma di Cassa forense.
Riduzione dei contributi minimi.
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«Lo sgravio contributivo è accettabile solo se è uno strumento temporaneo, a sostegno dei redditi bassi da lavoro. Altrimenti crea trappole fiscali e recide il legame tra contributi e prestazioni.» (Massimo Bordignon e Leonzio Rizzo in “Nello sgravio non è tutto oro quello che luccica” in lavoce.info).
Il prof. Alberto Brambilla, esperto della riforma di Cassa Forense, ha scritto sul Corriere della Sera, l’Economia del 23.09.2024, che “Nessun sistema pensionistico è sostenibile con un elevato livello di decontribuzione come quello italiano ed è molto costoso” in “Per le pensioni non c’è riforma che tenga se continua la decontribuzione”.
E veniamo alla riforma di Cassa Forense.
Riduzione dei contributi minimi
Nel 2025 il contributo minimo soggettivo sarà di € 2.750,00 e il contributo minimo integrativo sarà di € 350,00.
Nel 2024 i contributi sono stati rispettivamente di € 3.355,00 e € 850,00.
Trattasi di una misura non temporanea, ma strutturale e permanente, sino alla prossima riforma.
Gli iscritti di età inferiore a 35 anni versano per i primi 6 anni la metà del contributo soggettivo e integrativo minimo.
Il versamento in misura ridotta comporta il riconoscimento dell’intero anno ai fini del diritto alle prestazioni.
Le precedenti riforme avevano aumentato la contribuzione minima al solo fine di meglio finanziare le pensioni minime che in Cassa Forense sono numerose.
La decontribuzione permanente e il protrarsi sino al 2060 del regime misto, aggraverà il debito latente già notevole in Cassa Forense e creerà l’illusione di poter resistere in un sistema, quello forense, gravato da una demografia ipertrofica ma povera.
A chi si iscriverà in Cassa Forense dal 01.01.2025 e che quindi andrà in pensione con il contributivo puro, faccio presente che Cassa Forense già oggi eroga 2.055 pensioni contributive di importo medio di € 5.246,00 annui che corrisponde ad un rateo mensile lordo di € 403,53.
Il Capo Dipartimento economia e statistica di Banca d’Italia, Sergio Nicoletti, in audizione alle Camere in questi giorni, ha avvertito che la scelta di rendere strutturale lo sgravio contributivo per i lavoratori con redditi fino a € 35.000,00 senza correttivi, nel medio termine verrebbe meno, a livello aggregato, l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza.
Come a dire che la decontribuzione non è la strada per far ripartire l’economia.
Avv. Paolo Rosa
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