Che fine ha fatto il 110%.
Realtà e conseguenze di una ‘favola’.
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Con il rientro a regime del 2024, possiamo dire che si è conclusa la stagione dei superbonus. Abbiamo contato nell’arco di 4 anni qualcosa come 31 modifiche legislative in materia. Che vuol dire 31 giravolte parlamentari sul tema, per cercare, nei governi che si sono succeduti, di modificare, gestire, parare il colpo, ri-gestire in modo economicamente più sostenibile per le casse dello Stato.
I dati dell’Enea dicono che al momento dovrebbero essere stati emessi crediti d’imposta per 135 miliardi. Si aspettano gli ultimi dati per la fine dei lavori. Parliamo di una mole di denaro importantissima.
Cosa ci resta oggi del superbonus?
Sicuramente, a chi lo ha utilizzato in modo tempestivo e non ha avuto problemi, resta una casa efficientata energeticamente. Ed indubbiamente è stata una scelta politica, governativa, sull’opportunità di fare in questo modo, criticabile o meno che sia.
Restano comunque tantissimi strascichi di contenzioso che purtroppo sono già iniziati. Sono cominciate ad esserci le prime sentenze come quella del tribunale di Frosinone del novembre 2023, perché si è creato tantissimo contenzioso per chi non è riuscito ad approfittare in tempo della piena detrazione del 110% in quanto c’era un grande intasamento di richieste di lavori, un gran rigonfiamento del prezzo e quindi i lavori non sono stati ultimati.
Questo è un dato che per il futuro che desta preoccupazione a tutti – tutti come collettività – perché rimane una sorta di incertezza e una sorta di intasamento della giustizia, ma anche per i singoli condomini, persone fisiche, che non si sono trovate nella condizione di finire i lavori entro il 2022 e nonostante le proroghe a percentuali più basse, che potranno avere problemi con l’Agenzia delle Entrate. Tant’è che il Governo è corso ai ripari ed ha emanato un decreto – soprannominato “salva superbonus” – per cui, dopo quelle 31 modifiche legislative, non è detto che non ce ne saranno altre per continuare a smussare gli angoli di questa vicenda e governarla al meglio possibile e cercare di evitare che l’Agenzia delle Entrate richieda fondamentalmente l’intero importo dei crediti già concessi a chi non era riuscito ad ultimare i lavori per tempo.
E’ stata quindi presa questa decisione: non dovranno essere restituiti i crediti già ricevuti se a dicembre 2023 si era raggiunto il 30% di completamento dei lavori. La non restituzione è solo una possibilità per chi ha goduto di sconto in fattura e di cessione del credito e non per chi ha invece utilizzato la via ordinaria di godere e spalmare il credito di imposta nell’arco di un decennio.
Morale della favola
È finito il superbonus ma la vicenda non finisce qui. Gli strascichi del superbonus continueremo a vederli nei prossimi anni. Si ha la sensazione, riflettendo su questa grande bolla economica dei crediti fiscali, che alla fine si è rivelata come una sorta di criptovaluta, con tantissimi crediti incagliati, e il fatto che 11mila imprese siano nate e siano morte nell’arco di un biennio, ci dà il polso di quanti crediti siano transitati e rimarranno di fatto inesigibili e inspendibili.
Emmanuela Bertucci, legale, consulente Aduc
Comunicato stampa dell’Aduc
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