Riforma delle professioni è scontro totale.
Governo diviso, Ordini in rivolta.
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Un vero e proprio terremoto si prospetta nel mondo delle professioni. Il Governo ha infatti messo sul tavolo un’imponente riforma che mira a ridisegnare gli ordinamenti professionali di avvocati, commercialisti e sanitari. Tuttavia, il percorso è tutt’altro che spianato: tra pressioni, richieste di rinvio e malumori interni, il varo dei provvedimenti, atteso oggi in pre Consiglio dei Ministri, è appeso a un filo. La giornata di ieri è stata segnata da un intenso lavoro di limatura sui testi e da una forte pressione da parte delle categorie e dei sindacati, che minaccia di far saltare l’approdo dei quattro disegni di legge delega in Consiglio dei ministri.
Sul tavolo, secondo indiscrezioni, vi sarebbe anche una revisione delle regole elettorali, sia a livello nazionale che territoriale. A questo proposito, si vocifera di una possibile proroga dei Consigli attualmente in carica, legata proprio all’introduzione delle nuove regole, una mossa che impatterebbe direttamente su commercialisti e avvocati. Da tempo, l’associazione Professioni Italiane, che rappresenta 23 Ordini, spingono per un ammodernamento, avendo presentato una piattaforma per potenziare il ruolo sussidiario dei professionisti rispetto allo Stato e rivedere l’accesso e la formazione.
- Quali novità per i commercialisti?
Il disegno di legge delega per la riforma dei commercialisti ricalcherebbe una bozza già circolata a maggio, che concedeva 12 mesi al Governo per l’adozione dei decreti legislativi. Il testo interviene su aspetti fondamentali della professione, a partire dalla ridefinizione dell’attività caratteristica e delle incompatibilità, che diventerebbero meno stringenti rispetto a quelle attuali, fino alla gestione del tirocinio retribuito e delle aggregazioni professionali.
Di grande impatto è la proposta di un nuovo sistema elettorale per il Consiglio nazionale: l’elezione spetterebbe per il 50% agli Ordini territoriali, attuali elettori esclusivi, e per il restante 50% direttamente a tutti gli iscritti, aprendo di fatto al voto diretto. Questa riforma, fortemente sostenuta dall’attuale presidente della categoria, Elbano de Nuccio, incontra però la ferma opposizione del sindacato Anc, che solo due giorni fa ha scritto al ministro Nordio per chiederne la sospensione in attesa delle elezioni territoriali previste per gennaio 2026.
- Come cambia la professione di avvocato?
Il nuovo ordinamento forense, un provvedimento che non era riuscito ad approdare in Consiglio dei Ministri a inizio agosto, si basa su un testo elaborato dal Consiglio Nazionale Forense (Cnf). L’obiettivo dichiarato è superare l’attuale legge professionale, la 247 del 2012, introducendo nuove e più flessibili modalità di esercizio della professione.
Si parla di regolamentare le reti tra avvocati, forme di aggregazione più agili rispetto alle tradizionali associazioni, ma anche la collaborazione continuativa e la monocommittenza, escludendo però il lavoro subordinato. Un’altra modifica di rilievo riguarda l’allentamento del regime delle incompatibilità: gli avvocatipotrebbero, ad esempio, ricoprire la carica di amministratore di società di capitali. Tuttavia, queste novità sono giudicate “inadeguate” dall’Associazione Nazionale Forense (Anf), che con una lettera aperta ha chiesto al ministro Nordio di ritirare il provvedimento per avviare un confronto più ampio con tutte le componenti dell’avvocatura.
- Cosa contiene la riforma della sanità?
Il quarto pilastro dell’intervento governativo riguarda le professioni sanitarie, con un provvedimento messo a punto dal ministero della Salute che contiene temi estremamente delicati. Uno dei punti più dibattuti è l’introduzione definitiva di uno scudo penale per i medici, pensato per limitare la loro responsabilità in sede penale, una misura richiesta da tempo dalla categoria.
La riforma contiene anche importanti novità per i medici di famiglia: si prevede il passaggio al regime di dipendenza per tutti i nuovi giovani medici, che oggi operano come liberi professionisti. Inoltre, verrebbe introdotto l’obbligo, sempre per i medici di base, di prestare servizio per un certo numero di ore settimanali all’interno delle nuove case di comunità, ridisegnando di fatto il loro ruolo sul territorio.
Estratto da La Legge per Tutti
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