Medici di famiglia pronti a turni di 12 ore nelle Case di Comunità.
Il ministro della Salute in un videomessaggio inviato al Meeting di Rimini ha sottolineato come il potenziamento dell’assistenza territoriale rappresenti un tema cruciale.
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“Oggi posso affermare che c’è la disponibilità dei medici di medicina generale a lavorare su un arco di dodici ore al giorno, insieme agli specialisti e agli altri operatori sanitari, per consentire alle nuove strutture, le Case di Comunità, di essere aperte sette giorni su sette”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci in un videomessaggio inviato al Meeting di Rimini, durante il panel La salute un bene per tutti.
Il ministro ha sottolineato come il potenziamento dell’assistenza territoriale rappresenti un tema cruciale, perché proprio in questo ambito si rischia un aumento del divario tra i servizi sanitari regionali. “Chi ci ha preceduto, con il Pnrr, si è preoccupato soltanto di creare infrastrutture che, tuttavia, senza personale sanitario e in particolare senza la disponibilità dei medici di famiglia rischiano di non essere funzionali al miglioramento dell’assistenza”. Con l’aumento della popolazione anziana e delle patologie croniche, ha aggiunto, “l’immagine del medico di famiglia che lavora in solitaria è veramente anacronistica e poco rispondente alle esigenze di una sanità che è profondamente cambiata”.
Nel suo intervento, Schillaci ha annunciato anche nuove risorse per il settore. “Con la prossima Finanziaria sono certo che ci saranno ulteriori risorse per il 2026 che si aggiungono ai quattro miliardi già previsti nella scorsa legge di Bilancio. Risorse che saranno destinate a risolvere le principali criticità: ridurre la carenza di personale sanitario, pagare meglio gli operatori, ridurre i tempi di attesa e garantire pronto soccorso non in affanno”.
Il ministro ha evidenziato la necessità di superare i divari tra le regioni: “Sappiamo tutti che il Servizio sanitario nazionale viaggia a più velocità, purtroppo ancora con disparità tra alcune regioni che funzionano meglio e altre che devono migliorare. Ma il nostro sistema resta un unicum nel panorama mondiale, non solo per il carattere universalistico, ma anche per la qualità delle cure erogate”.
Schillaci ha ricordato che il ministero della Salute ha già emanato norme “per migliorare l’erogazione delle cure su tutto il territorio nazionale, perché non vogliamo più sistemi sanitari regionali di serie A e serie B”. Non si tratta solo di risorse economiche, ha precisato, ma della capacità di applicare correttamente i provvedimenti e utilizzare al meglio i fondi disponibili.
Il ministro ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di rendere più attrattivo il servizio sanitario pubblico, a partire dalle discipline oggi meno scelte dai giovani: “Mi riferisco all’emergenza urgenza, ma anche a specialità come anatomia patologica e radioterapia, che presentano criticità legate a retribuzioni, carriere e condizioni di lavoro, comprese le aggressioni frequenti”.
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