Anno: XXVI - Numero 128    
Martedì 1 Luglio 2025 ore 13:50
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Dove eravamo rimasti? 42 anni dopo

Il caso Enzo Tortora, dall’errore giudiziario alla frase entrata nella storia.

Dove eravamo rimasti? 42 anni dopo

Ci sono due cosa che mi danno ancora i brividi dopo 42 anni. Il caso di Enzo Tortora e il film di Alberto Sordi “Detenuto in attesa di giudizio”.

Due situazioni una vera l’altra una fiction cinematografica che mi fanno gelare il sangue.

Il caso Enzo Tortora, volto amatissimo di Portobello, che fu travolto da un errore giudiziario clamoroso. La sua vicenda resta uno dei simboli più gravi della malagiustizia italiana. “Io sono innocente. Spero che lo siate anche voi”, disse prima di essere condannato ingiustamente.

on queste parole, pronunciate davanti ai giudici, Enzo Tortora, popolare conduttore televisivo dalla fine degli anni Cinquanta fino alla sua morte, avvenuta nel 1988, si congedò da un processo che avrebbe dovuto restituirgli la dignità. Ma la ferita, per lui e per il Paese, era già profonda. La sua vicenda è diventata il simbolo tragico e imperituro di una giustizia smarrita, travolta dal clamore, dai riflettori, dalla voglia di colpire. In poche ore, la sua vita cambia per sempre. In poche ore, la sua vita cambia per sempre.

Il 13 giugno 1987 arrivò l’assoluzione piena: “Per non aver commesso il fatto”. Tortora tornò in televisione pronunciando una frase rimasta nella memoria collettiva:

Molto simile la fiction. Sordi, nel film di Nanni Loi, è uno stimato geometra romano residente in Svezia Alla frontiera italiana l’uomo viene arrestato senza alcuna spiegazione. Tradotto in un carcere a Milano, solo dopo tre giorni apprende di essere accusato di “omicidio colposo preterintenzionale” di un cittadino tedesco.

Così come Tortora, subisce un lungo calvario, costellato di trattamenti umilianti, incubo che si protrae per giorni e giorni. Giunto sul posto, il magistrato inquirente dichiara di non poterlo ascoltare, in quanto privo di un legale e lo rimprovera per questo. Grazie all’interessamento del suo avvocato appena nominato e la disponibilità del magistrato che rimanda le sue vacanze per esaminare il caso. Verrà così dimostrata l’assenza di fondamento dell’accusa e sarà finalmente disposta la scarcerazione, ma Sordi ne uscirà fortemente traumatizzato a causa di tutte le angherie subite.

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