Carabiniere ucciso, prima il cordoglio di Mattarella e poi l’avviso di garanzia
Puntuale come un orologio svizzero è arrivato l’avviso di garanzia nei confronti dei due poliziotti che hanno fermato gli assassini del carabiniere Legrottaglie.
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I due poliziotti che hanno partecipato al fermo dei presunti responsabili dell’omicidio del carabiniere Andrea Legrottaglie hanno ricevuto un avviso di garanzia. La notizia è stata diffusa sabato dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) attraverso una nota firmata dal segretario generale Stefano Paoloni.
L’operazione, condotta congiuntamente da Polizia di Stato e Carabinieri nelle campagne tra le province di Taranto e Brindisi, si è conclusa con l’arresto di un 57enne e la morte, durante un conflitto a fuoco, del secondo fuggitivo. Quest’ultimo, secondo la nota diffusa dalle forze dell’ordine, era armato con una pistola Beretta con matricola abrasa, presumibilmente utilizzata anche nella sparatoria in cui era rimasto ucciso il brigadiere Legrottaglie.
Paoloni ha definito l’atto «un atto di garanzia» che permetterà ai colleghi di partecipare a tutte le fasi del procedimento, ma che avrà ripercussioni sulla loro carriera.
“I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato a uccidere un carabiniere. Hanno rischiato la vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo”, ha dichiarato il segretario del SAP.
Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, gli agenti dovranno affrontare il procedimento con i propri avvocati e con la carriera temporaneamente bloccata. Paoloni ha sottolineato che, grazie al recente decreto sicurezza, l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è salito da 5 mila a 10 mila euro per fase del procedimento penale.
Il sindacato chiede una modifica legislativa: “È ora di cambiare la norma e, quando sussistono cause di giustificazione come l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa o l’adempimento del dovere, non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico”.
Paoloni conclude esprimendo solidarietà ai colleghi: “Il Paese deve essere grato ai nostri due colleghi per aver rischiato la vita per assicurare alla giustizia pericolosi criminali. Chi fa il proprio dovere deve essere premiato, non messo sotto processo”.
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