Anno: XXVI - Numero 115    
Giovedì 12 Giugno 2025 ore 13:45
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Le casse di previdenza e gli investimenti in start-up

L’intendimento del Governo è quello di favorire gli investimenti dei Fondi pensione e delle Casse di previdenza nell’economia reale italiana attraverso il sostegno alle start-up e Pmi innovative.

Le casse di previdenza e gli investimenti in start-up

“Una azienda innovativa vive nel rischio per definizione. Eppure, presenta una serie di vantaggi per chi investe:

  • il ritorno sull’investimento, su di un piano teorico, può essere molto alto
  • le startup possono essere un valido canale per diversificare i propri investimenti
  • rappresentano un ottimo strumento per il supporto a imprese innovative e, di conseguenza, un supporto per la ricerca e per il mercato del lavoro.

Gli investitori privati possono considerare le startup un tema particolarmente interessante in ambito di asset location, quando devono decidere le percentuali dei differenti tipi di investimento: azioni, obbligazioni, liquidità, immobili.

Le startup rappresentano una tra le tipologie di investimento più rischiose, ma allo stesso tempo possono essere molto redditizie. Per questo, si ricorda, conviene informarsi con attenzione prima di procedere, cercando il livello di rischio migliore per il proprio profilo.” (fonte: www.crowdfundme.it ).

La legge n. 193 del 16.12.2024 e la legge n. 162 del 28.10.2024 hanno introdotto modifiche normative al mondo delle start-up e PMI innovative.

Se andiamo a leggere sul sito del Ministero delle imprese e del made in Italy alla voce “cruscotto di indicatori statistici – dati nazionali start-up innovative primo trimestre 2025” apprendiamo che, al termine del primo trimestre 2025, il numero di start-up innovative iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese è pari a 12.170, in aumento di 47 unità rispetto al trimestre precedente.

Possono ottenere lo stato di start-up innovative le società di capitali costituite da meno di 5 anni, con valore della produzione annuo inferiore a 5 milioni di euro, non quotate, e in possesso di determinati indicatori relativi all’innovazione, previsti dalla normativa nazionale.

Sempre dal web si apprende però che, secondo i dati dell’Osservatorio sulle start-up italiane, circa il 70-80% delle start-up italiane fallisce entro i primi 5 anni di vita.

Il tasso di sopravvivenza delle start-up italiane è il seguente:

–             0 – 1 anno: 80-90% sopravvive;

–             1 – 2 anni: 60-70% sopravvive;

–             2 – 3 anni: 50-60% sopravvive;

–             3 – 5 anni: 30-40% sopravvive;

–             Un recente articolo su Money indica che circa il 93% delle start up italiane fallisce entro i primi 5 anni,lasciando solo il 7% sopravvivere o crescere significativamente.

–             Uno studio di StartupMag rivela invece che il 43,9% delle start up chiude entro 5 anni.

–             Lo studio di Assoolombardia/Politecnico di Milano mostra che il tasso di mortalità cumulata dopo 5-7 anni cresce in modo significativo.

–             Con la nuova normativa, le Casse di previdenza e i Fondi pensione possono beneficiare di un’esenzione fiscale sui redditi derivanti da investimenti in start-up, a condizione che almeno il 5% degli investimenti sia destinato al venture capital. La soglia sarà portata al 10% dal 2026.

Questo tipo di investimento è molto rischioso e, a mio giudizio, è incompatibile con la natura previdenziale del capitale accumulato sia dai Fondi pensione che dalle Casse di previdenza.

Nella recente audizione presso la Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, il Presidente del CdA dell’Organismo italiano di contabilità, rispondendo ad una domanda del Presidente della Commissione sull’utilizzo della variabile proxy nella valutazione degli investimenti alternativi, ha affermato testualmente che: “Se faccio un investimento in una start-up meridionale e vado a calcolare un indice basato sulle quotazioni di un mercato azionario, magari anche estero, francamente, non ha alcun significato l’utilizzo della proxy. La proxy, quindi, deve essere omogenea e la posso utilizzare quando il titolo ha riferimenti omogenei sul mercato: più l’investimento è specifico, immaginiamo investimenti in start-up, che credo non siano così frequenti nelle Casse perché sono investimenti a rischio, più diventa difficile utilizzare una proxy ad un valore di mercato”.

In conclusione ritengo che questi investimenti alternativi, proprio per la loro rischiosità e la difficoltà concreta di valutazione, siamo assolutamente da evitare quando si maneggia denaro previdenziale degli iscritti, addirittura obbligatorio per le Casse di previdenza dei professionisti italiani.

Lo fai con il tuo denaro personale ma non con quello degli iscritti!

 

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