Durigon scherza con il fuoco
Tra le proposte agostane del Sottosegretario Claudio Durigon vi è quella di neutralizzare l’adeguamento dell’età pensionistica all’aumento della speranza di vita (3 mesi con decorrenza 2027).
In evidenza
Il costo di tale operazione è stimato dai tecnici in oltre 2 miliardi di euro. La revisione biennale dei coefficienti di trasformazione in funzione delle probabilità di sopravvivenza (legge n. 335/1995, legge n. 247/2007 e d.l. n. 201/2011) e l’adeguamento biennale dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento in funzione delle variazioni della speranza di vita (introdotto con il d.l. n. 78 del 2010 e completato con gli interventi di riforma successivi a partire dal 2021), rappresentano gli automatismi intrinseci del sistema pensionistico, che operano in modo coordinato al fine di preservare le condizioni di equilibrio finanziario e sostenere il livello delle prestazioni in un contesto di invecchiamento della popolazione.
La dimensione dei suddetti adeguamenti risulta determinata con coerenza con le ipotesi demografiche degli scenari in riferimento sulla base della probabilità di sopravvivenza e della speranza di vita, rilevate a consuntivo dall’Istat.
Tali meccanismi, endogeni del sistema pensionistico, hanno la funzione, come riconosciuto in sede europea e internazionale, di coniugare le esigenze di sostenibilità del sistema pensionistico con quelle di adeguatezza delle prestazioni.
Il rapporto n. 26/2025 della Ragioneria Generale dello Stato “Le tendenze di medio – lungo periodo del sistema pensionistico e socio – sanitario” evidenziano la ricaduta sul sistema pensionistico di eventuali modifiche agli automatismi intrinseci del sistema pensionistico di cui sopra.
La Ragioneria Generale dello Stato stima che “la rimozione permanente di tali meccanismi endogeni, a condizioni invariate, comporterebbe un incremento del rapporto debito / PIL di circa 20 punti percentuali al 2045 e di circa 60 punti percentuali al 2070. Con riferimento al solo meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, la relativa soppressione comporterebbe un incremento del rapporto debito / PIL di circa 15 punti di PIL al 2045 e di circa 30 punti di PIL al 2070”.
Intervenire su questi automatismi intrinseci del sistema pensionistico, significa far debito che si scarica sulle generazioni future e disequilibrare la sostenibilità del sistema pensionistico in generale.
Pensare poi di finanziare l’uscita anticipata dal lavoro per la pensione con il Tfr, che è salario differito acquisito dal lavoratore, a me pare un’altra barzelletta agostana.
La propaganda si scontra con la realtà dei numeri!.
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