Cassa Forense e il calo degli iscritti
Il mercato nazionale legale è sovraffollato perché i grandi studi d’affari sono concentrati tra Milano e Roma, con processi di aggregazione in corso, con una parcellizzazione nel resto del Paese, che non garantisce redditi paragonabili con quelli degli altri Paesi europei.
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Bisognerà poi fare i conti con la IA- Intelligenza artificiale, alla quale solo gli studi più strutturati potranno avere accesso per via dei costi di impianti e addetti.
I dati del Rapporto sull’avvocatura 2024 di Cassa Forense e Censis parlano chiaro: tra il 2020 e il 2023 il numero di avvocati ogni 1.000 abitanti è sceso da 4,1 a 4.
In Germania è 2 e in Francia 1.
I giovani non sono più attratti dalla professione forense e lo si riscontra nel dimezzamento dei partecipanti agli esami da avvocato.
La tendenza all’invecchiamento degli iscritti attivi si rispecchia anche nella crescita dell’età media, che dal 2002 al 2023, è passata da 42,3 anni a 48,3 anni.
Inoltre tra il 2019 e il 2023 si è registrato un aumento del numero di iscritti pensionati.
Cassa Forense deve quindi fare i conti con l’inverno demografico aggravato dalla crisi delle vocazioni nell’avvocatura, ormai divisa tra pochi ricchi (circa 8%) e moltissimi poveri e questa divaricazione, invece che ridursi, si va allargando.
Nell’ambito del Festival dell’economia di Trento la Collega avv. Claudia Eccher, membro laico del CSM, ha rilasciato alla Voce del Trentino una puntualissima relazione sul futuro dell’avvocatura che val la pena di riproporre:
«Quali sono oggi le principali sfide che Piccola Media Impresa e liberi professionisti devono affrontare per competere a livello europeo?
“I liberi professionisti in Europa, compresi quelli italiani, affrontano diverse sfide significative per rimanere competitivi in un mercato sempre più integrato e in rapida evoluzione.
Sicuramente digitalizzazione e competizione internazionale sono in primo piano tra le sfide che ci attendono, tuttavia esse vanno di pari passo con la complessità normativo/burocratica e la sostenibilità e responsabilità sociale.
Sebbene ci siano sforzi per semplificare le procedure, la complessità delle normative nazionali ed europee, in particolare per la partecipazione a gare d’appalto o per l’accesso a fondi europei, può rappresentare una barriera per i liberi professionisti, soprattutto per quelli più piccoli. In tale contesto la conoscenza approfondita del “Codice degli Appalti” e delle direttive europee è fondamentale. Il mondo del lavoro è in continua trasformazione: si assiste a una crescente importanza delle libere professioni nell’economia della conoscenza, ma anche a nuove forme di lavoro (ad esempio, piattaforme digitali) che possono alterare le dinamiche tradizionali. I professionisti devono essere flessibili e adattarsi a questi nuovi modelli.
Importante come dicevo prima anche la sostenibilità e responsabilità Sociale: sempre più spesso, nei processi di selezione e nelle richieste dei clienti, vengono integrati criteri ecologici e sociali e spesso le PMI ed i liberi professionisti che non dimostrano un impegno verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale rischiano di essere esclusi da determinate opportunità.”
Perché internazionalizzazione e digitalizzazione sono diventate leve strategiche imprescindibili per la crescita professionale e imprenditoriale?
“La diffusione su larga scala della rete Internet negli ultimi 20 anni ha abbattuto le barriere geografiche. Un professionista o un’azienda possono raggiungere clienti e collaboratori in qualsiasi parte del mondo, non solo nel proprio paese. Questo significa un mercato potenziale infinitamente più ampio, che può tradursi in nuove opportunità di business e crescita.
Gli strumenti digitali, software gestionali, piattaforme cloud e automazione dei processi permettono quindi di ottimizzare tempi e risorse poiché è del tutto evidente che le attività ripetitive possono essere automatizzate, liberando tempo prezioso per il professionista o l’imprenditore, che può così concentrarsi su compiti a maggior valore aggiunto, come la strategia, lo sviluppo di nuove idee o la cura delle relazioni con i clienti.
Inoltre le piattaforme digitali facilitano la comunicazione interna ed esterna. Email, chat, videoconferenze e strumenti di collaborazione online permettono di interagire in tempo reale con clienti, fornitori e colleghi, superando le distanze e rendendo i processi decisionali più rapidi ed efficaci.
Le tecnologie digitali aprono la strada a nuovi modelli di business e alla creazione di servizi innovativi. Basti pensare all’e-commerce, ai servizi di consulenza online, ai prodotti digitali o all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per migliorare l’offerta. Chi non abbraccia la digitalizzazione rischia di rimanere indietro rispetto a chi è in grado di sfruttare queste opportunità e noi avvocati non siamo esenti da questa nuova ondata di progresso tecnologico.
L‘internazionalizzazione è il passo successivo alla digitalizzazione, e permette di capitalizzare le opportunità che la tecnologia rende possibili attraverso l’ espansione del mercato e l’ aumento dei ricavi.
E’ del tutto evidente che i mercati nazionali possono essere saturi o limitati, dunque l’internazionalizzazione permette di accedere a un bacino di clienti molto più ampio, aumentando il potenziale di fatturato e di crescita. Questo è particolarmente interessante per i settori di nicchia o altamente specializzati.
Inoltre l’espansione internazionale determina l’accesso a nuove risorse e competenze: può portare a nuove partnership, all’acquisizione di nuove competenze e all’accesso a risorse (umane, tecnologiche, finanziarie) che potrebbero non essere disponibili nel mercato domestico.”
Quanto sono importanti le alleanze tra PMI o liberi professionisti per competere sul mercato europeo e essere davvero utili alle imprese?
“Lavorare in team con altri professionisti consente di scambiare conoscenze, best practice e metodologie. Questo non solo migliora la qualità del servizio offerto, ma arricchisce anche il bagaglio professionale di ciascun membro dell’alleanza.
Inoltre le alleanze permettono di assemblare team “ad hoc” per specifici progetti, garantendo una maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze del cliente e del mercato, senza i vincoli derivanti da assunzioni a tempo pieno.
Molti bandi e opportunità a livello europeo richiedono una dimensione, un volume d’affari o una capacità progettuale che un singolo professionista o un piccolo studio non raggiungerebbe mai. Le alleanze permettono di presentarsi con una “massa critica” maggiore, aumentando le probabilità di aggiudicarsi contratti significativi.
Nel nostro codice degli appalti conosciamo bene l’istituto dell’avvalimento, contratto che consente ad un operatore economico di partecipare a una gara, anche se non possiede tutti i requisiti necessari, grazie al contributo di altre imprese ausiliarie. Queste imprese mettono a disposizione dotazioni tecniche, risorse umane e strumentali per la durata dell’appalto.
Lavorare in alleanza permette inoltre di ripartire il rischio su più spalle. In caso di difficoltà per un membro (es. malattia, picchi di lavoro, perdita di un cliente), gli altri possono intervenire per garantire la continuità del servizio. Si crea un sistema di mutuo supporto, dove i professionisti possono confrontarsi, risolvere problemi comuni e superare sfide che da soli sarebbero più ardue.”
Quali strumenti concreti possono supportare una PMI nell’approccio ai mercati esteri?
“L’approccio ai mercati esteri per le PMI è un percorso molto complesso. Fortunatamente, esistono numerosi strumenti concreti che possono supportarle in ogni fase, dalla pianificazione all’esecuzione.
In primo luogo, il Supporto istituzionale è fondamentale e vede coinvolta l’ ICE-Agenzia (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Molte Camere di Commercio, sia in Italia che all’estero offrono servizi di supporto all’internazionalizzazione, come corsi di formazione, studi di mercato, organizzazione di eventi e assistenza nella ricerca di partner.
Reputo un valido strumento anche la Consulenza Specialistica privata ovvero il servizio di Professionisti specializzati in export che possono affiancare la PMI per un periodo di tempo limitato, aiutandola a definire e implementare la strategia di internazionalizzazione, ovvero di esperti in diritto commerciale internazionale, normative doganali, fiscalità internazionale e tutela della proprietà intellettuale nei vari paesi.”
Come possono PMI e professionisti scegliere le tecnologie digitali più adatte alle loro esigenze?
“Sia per le PMI che per i liberi professionisti, la scelta delle tecnologie digitali più adatte è un passo cruciale per la crescita e la competitività.
Non si tratta di adottare l’ultima moda, ma di selezionare strumenti che portino valore reale. Un approccio strutturato prevede una preventiva analisi delle esigenze e degli obiettivi per poter poi identificare i punti deboli e le inefficienze: le domande preliminari che un buon professionista dovrebbe porsi creo che siano “Quali sono i problemi attuali? Dove si perdono tempo o risorse?”
In base agli obiettivi, credo che sia poi necessario individuare le macro-aree in cui servono strumenti, senza cercare di digitalizzare tutto in una volta. Iniziare con un’area specifica, testare e poi espandere seguendo un approccio incrementale. Questo riduce il rischio e permette di imparare strada facendo.
E’ altresì fondamentale la Formazione, ovvero assicurarsi che chi userà lo strumento riceva una spiegazione adeguata sull’utilizzo efficiente del mezzo. Molti fornitori sappiamo che offrono corsi o webinar. Infine non dobbiamo dimenticare il Monitoraggio dei Risultati dopo l’implementazione, al fine di misurare se gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti.
La scelta delle tecnologie digitali non è una decisione una tantum, ma un processo continuo di valutazione e adattamento per garantire che l’attività rimanga agile, efficiente e competitiva.”
Quanto pesa, secondo lei, la trasformazione digitale nei percorsi di crescita delle PMI?
“La trasformazione digitale pesa in modo enorme e sempre più determinante sui percorsi di crescita delle PMI. Non è più un’opzione o un “plus”, ma una condizione imprescindibile per la sopravvivenza e la competitività nel mercato attuale, sia a livello nazionale che, in particolare, europeo e globale. E’ lo stesso PNRR che ce la impone.
Un sito web professionale, una presenza sui social media e l’utilizzo di piattaforme e-commerce e marketplace internazionali (B2C e B2B) permettono alle PMI di superare le barriere geografiche e raggiungere un pubblico vastissimo, molto oltre i confini locali o nazionali. La digitalizzazione apre la porta a modelli di business innovativi, come la vendita online diretta, la consulenza a distanza, l’erogazione di servizi basati su abbonamento.
La capacità di raccogliere, analizzare e interpretare grandi quantità di dati (sulle vendite, sul comportamento dei clienti, sulle tendenze di mercato) fornisce alle PMI insight preziosi per prendere decisioni informate, identificare nuove opportunità e anticipare le esigenze del mercato.
Il processo di digitalizzazione favorisce una mentalità più aperta al cambiamento, all’innovazione e alla sperimentazione all’interno dell’azienda.
Nonostante i chiari vantaggi, le PMI italiane hanno mostrato in passato un certo ritardo nella digitalizzazione rispetto alle controparti europee, soprattutto per quanto riguarda l’adozione di tecnologie più sofisticate come l’Intelligenza Artificiale. E tutto questo soprattutto per la mancanza di competenze digitali. Dobbiamo quindi colmare questo gap di formazione.
In conclusione, la trasformazione digitale non è più una opzione per le PMI, ma un “must-have”. Le aziende che non abbracciano questo cambiamento rischiano di perdere competitività, quote di mercato e, nel lungo periodo, la stessa possibilità di operare. Quelle che la implementano strategicamente, invece, possono non solo sopravvivere ma prosperare, aprendosi a nuove opportunità di crescita esponenziale e posizionandosi come leader nel loro settore.”
Qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale e dell’automazione nel lavoro dei liberi professionisti?
“L’impatto dell’Intelligenza Artificiale (AI) e dell’automazione sul lavoro dei liberi professionisti è profondo e si manifesta come una “doppia faccia”: da un lato offre opportunità straordinarie per aumentare l’efficienza, la qualità e la portata dei servizi; dall’altro, presenta sfide significative che richiedono adattamento e un ripensamento del proprio ruolo.
L’AI può automatizzare attività di routine e a basso valore aggiunto come l’inserimento dati, la categorizzazione di documenti, la generazione di report standardizzati, la programmazione di appuntamenti o la gestione di email di routine. Questo libera tempo prezioso per il professionista.
Gli strumenti basati sull’AI possono elaborare e analizzare grandi quantità di dati in tempi rapidissimi, estraendo insight e fornendo informazioni utili per prendere decisioni più informate (es. giurisprudenza su casi simili, dottrina, schemi).
In settori come il legale, finanziario o medico, l’AI può inoltre fornire analisi predittive, suggerire diagnosi o valutare rischi, fungendo da “assistente” intelligente al professionista.
Il rovescio della medaglie è che l’eccessiva automazione può portare a una riduzione del contatto umano e della personalizzazione, che sono spesso il punto di forza dei liberi professionisti. Per questo trovare un equilibrio tra efficienza e relazione è fondamentale per il Rischio di “de-umanizzazione” del servizio se non si mantiene un approccio centrato sulla persona.
Recentemente il Procuratore di Trento Sandro Raimondi, dal 13 maggio a riposo e al quale va il mio sentito ringraziamento per quanto fatto in questi anni per la città di Trento e per la particolare attenzione alla violenza di genere e alla tutela del territorio, ha introdotto l’Intelligenza Artificiale anche nel lavoro della procura.
Il dott. Raimondi ha stipulato una convenzione con Provincia, trentino digitale e Commissariato del governo, per la creazione di una piattaforma digitale che, sfruttando l’algoritmo “Qlik sense”, permette di ridurre di molto i tempi di analisi e confronto dei dati.
In particolare il sistema impiegato ha consentito di confrontare 40 terabyte di dati incompatibili tra loro in soli 2 giorni, dati per i quali, se le forze di polizia avessero voluto procedere ad un’analisi tradizionale, avrebbero impiegato 10 anni.
Per i liberi professionisti, l’AI e l’automazione non sono una minaccia da cui difendersi, ma un’opportunità da abbracciare con intelligenza. In definitiva, credo che l’AI trasformerà il lavoro dei liberi professionisti elevandolo a un livello superiore di complessità e valore aggiunto, a patto di sapersi adattare e reinventare.”
Guardando al futuro: quali saranno, secondo lei, le caratteristiche chiave dei professionisti europei del domani?
“I professionisti europei del domani, per competere in un mercato del lavoro in continua evoluzione e influenzato da megatrend come la digitalizzazione, l’Intelligenza Artificiale, la transizione verde e i cambiamenti demografici, dovranno possedere un mix di competenze tecniche (hard skills) e trasversali (soft skills) altamente sviluppate, insieme a una mentalità proattiva e orientata al futuro.
Il professionista europeo del domani sarà un individuo iper-connesso e tecnologicamente avanzato, ma profondamente umano e relazionale e la vera sfida sarà bilanciare l’efficienza offerta dalla tecnologia con il valore insostituibile delle competenze umane.” »
Sempre nell’ambito del Festival dell’economia di Trento è intervenuto il Presidente del COA di Milano, avv. Antonino La Lumia, per il quale “Non basta più sapere: serve saper integrare, saper dialogare con la tecnologia, saper innovare senza perdere la propria identità”.
Il sole 24 ore del 26 maggio dedica un inserto “ la sfida dei divari da superare” che val la pena di leggere !
Cassa Forense opera in un sistema di finanziamento a ripartizione dove però i flussi finanziari (contributi) dei lavoratori attivi sono integrati da una componente finanziaria (rendimento del patrimonio accumulato).
Il punto di riferimento da prendere in considerazione è quindi il bilancio tecnico attuariale nella sua componente di evoluzione demografica e delle necessità monetarie attese a copertura delle prestazioni previdenziali maturate (si veda per una chiara disamina del problema i quaderni n. 1, 2 e 3, a cura del prof. Alessandro Trudda, attuario, responsabile Centro studi Cassa dottori commercialisti).
A fronte del calo demografico sopra evidenziato e in atto, il bilancio tecnico di Cassa Forense, da qui al 2070, non prevede un calo degli iscritti ritenuti stabili con il dato del 2023 e cioè 237.000, quando già al 31.12.2024 il numero è sceso a 233.260 e quindi i dati vanno rivisti al ribasso.
Nel 2024, il calo degli iscritti ha raggiunto il livello più significativo dell’ultimo decennio, segnando un saldo negativo di oltre 2100 unità tra le avvocate e per la prima volta di circa 260 tra gli avvocati uomini. Si conferma una tendenza ormai consolidata, in cui il numero di professionisti in uscita supera quello delle nuove iscrizioni, con un impatto più evidente sulla componente femminile (Fonte Censis) che dichiara un reddito di molto inferiore a quello degli uomini: reddito medio uomini € 62.456 a fronte di € 31.115 per le donne.
Vediamo allora quanto riportato nell’ultimo bilancio tecnico specifico:
«5.1. Ipotesi demografiche
Probabilità di sopravvivenza: sono quelle desunte dalla tavola ISTAT 2022 opportunamente scontate per tener conto della diversa mortalità degli avvocati rispetto alla media nazionale. Secondo quanto disposto dal decreto ministeriale sui criteri per la redazione dei bilanci tecnici (art. 3, comma 1, lettera c), per tener conto dell’aumento della speranza di vita, è stato applicato un abbattimento dei quozienti di mortalità: tale abbattimento è stato stimato, per ogni anno di proiezione, coerentemente con le previsioni demografiche dell’Istat per il periodo 2022-2080.
Probabilità di divenire invalido/inabile: sono quelle desunte dalle frequenze di pensionamento per invalidità/inabilità del “Modello INPS e le prime proiezioni al 2010”, ridotte del 15%.
Probabilità di cancellazione: frequenze desunte dall’esperienza dell’Ente negli ultimi cinque anni.
Probabilità di lasciar famiglia, età del coniuge superstite, estinzione del coniuge per nuove nozze: si è fatto riferimento ai recenti dati comunicati dal Ministero del Lavoro, in sede di trasmissione degli ultimi coefficienti di trasformazione in rendita dei montanti contributivi in vigore dal 2023. Tali basi sono state opportunamente integrate per le età mancanti.
Aliquota di reversibilità: per quanto attiene l’aliquota di reversibilità si è proceduto a stimare un’aliquota media per il nucleo familiare tenuto conto dell’età e del sesso del dante causa.
5.1.1 Uscite per pensionamento
AI fini della determinazione dell’anno di uscita per pensionamento, in riferimento alle diverse tipologie di pensione previste dal regolamento e sulla base dell’esperienza della Cassa, si è proceduto a fissare le probabilità di transizione allo stato di pensionato secondo le misure di seguito indicate:
una probabilità del 100% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia (pensionati gruppo misto e contributivo);
una probabilità del 25% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia anticipata (pensionati gruppo misto);
una probabilità del 100% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia anticipata (pensionati gruppo contributivo);
una probabilità del 100% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia anticipata con 40 anni di anzianità contributiva (pensionati gruppo misto);
una probabilità del 5% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge i requisiti per la pensione di anzianità (pensionati gruppo misto);
una probabilità del 100% di transizione allo stato di pensionato dell’ iscritto che in proiezione raggiunge l’età pensionabile di vecchiaia con un minimo di contribuzione tra 5 e 29 anni ai fini della pensione contributiva (pensionati gruppo misto).
Per i pensionati diretti e di invalidità è stata ipotizzata una frequenza di permanenza in attività del 90% e si è ipotizzato che continuino l’attività professionale al massimo fino rispettivamente ai 90 ed ai 70 anni di età.
Per i silenti, al raggiungimento dei requisiti di età per la pensione di vecchiaia, è stata prevista la liquidazione della pensione contributiva.
5.1.2 Coefficienti di trasformazione in rendita
Per la trasformazione dei montanti contributivi in pensione sono stati utilizzati i coefficienti di legge per le età fino a 71 e quelli specifici dell’Ente per le età superiori.
Per tener conto di quanto disposto dal decreto Ministeriale (art. 6, comma 5) è stato effettuato un aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione dal 2025, coerentemente con le aspettative di vita a 65 anni contenute nelle previsioni demografiche dell’Istat sopra citate.
5.1.3 Futuri nuovi iscritti
Per lo sviluppo della numerosità degli iscritti sono state applicate le seguenti ipotesi:
per l’anno 2023 si è fatto riferimento al numero effettivo di iscritti contribuenti alla fine dell’anno (237.000);
dal 2034 è stato ipotizzato un tasso annuo di crescita dell’occupazione complessiva pari allo 0% e, dunque, un’ipotesi di stazionarietà della collettività degli iscritti contribuenti al livello raggiunto sull’anno 2023.
Nella tabella seguente sono riportati i tassi di crescita complessiva utilizzati nella valutazione:
(Fonte: Bilancio tecnico specifico a supporto di modifiche regolamentari 31/12/2022 di Cassa Forense, Roma 21 giugno 2024)
Del dato “consolidato” della diminuzione degli iscritti nel BT non si tiene, invece, conto il che desta non poche perplessità sui risultati finali offerti !
Ora, se alla diminuzione degli iscritti attivi, corrisponde una redistribuzione del reddito complessivo, che rimane stabile a 10.500.000.000 euro (dato del 2023) o in aumento, Cassa Forense, potrebbe incassare un flusso contributivo maggiore, al quale corrisponderanno però montanti pensionistici più elevati agli effetti pensionistici.
Il rapporto tra iscritti attivi e pensionati, nel regime di finanziamento a ripartizione, deve essere superiore a 1.
Avremo quindi più pensionati “ricchi” ma meno avvocati iscritti attivi e questo sarà un problema perché CF dovrà attingere molto prima alle risorse finanziarie del patrimonio accumulato e poi al patrimonio.
Sul tema demografico e reddituale, va fatta quindi una seria considerazione agli effetti del saldo previdenziale, che misura il rapporto tra entrate contributive e uscite per pensioni.
Il sistema pensionistico di Cassa Forense è un meccanismo redistributivo che trasferisce risorse correntemente prodotte dalla popolazione attiva a favore di chi:
– ha cessato l’attività lavorativa per ragioni di età anagrafica (pensioni di vecchiaia) o di età contributiva (pensioni di anzianità);
– non è più in grado di partecipare al processo produttivo per una sopravvenuta incapacità lavorativa (pensioni di invalidità o inabilità);
– pur non avendo mai fatto parte della forza lavorativa, è legato da rapporti familiari con persone decedute che hanno fatto parte della forza lavoro (pensioni ai superstiti).
Il sistema è finanziato dai contributi, soggettivo e integrativo, versati dagli avvocati attivi e pensionati attivi.
In presenza di squilibrio tra spese pensionistiche ed entrate contributive, Cassa Forense non può ricorrere alla fiscalità generale, avendovi rinunciato all’atto della privatizzazione.
Deve assicurare, altresì, l’equità previdenziale che si realizza quando a tutti gli individui, a parità di durata della vita lavorativa (e quindi contributiva), viene garantito lo stesso tasso di sostituzione (cioè pensione/ultima retribuzione).
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