Anno: XXVI - Numero 221    
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Al comparto previdenziale serve la garanzia dello Stato

I risparmi previdenziali sono nel mirino del Governo per finanziare Pmi italiane.

Al comparto previdenziale serve la garanzia dello Stato

Il totale delle risorse destinate alle prestazioni, di previdenza complementare, dei fondi pensione, a settembre 2025 (dato Covip) è pari a 255,4 miliardi di euro.

Il patrimonio accumulato dalle Casse di previdenza a fine 2024 (dato Covip) era pari a 124,7 miliardi di euro.

In totale le risorse del comparto previdenziale assommano ad € 380,1 miliardi di euro.

Come aggiungo sempre, la provvista previdenziale ha una mission specifica che è quella di garantire la corresponsione di pensioni obbligatorie, quanto alle Casse di previdenza dei professionisti, e complementari volontarie, quanto ai Fondi pensione.

L’Italia è il Paese in Europa con la più alta incidenza di piccole e medie imprese, quasi sempre non quotate in borsa, ma che impiegano il 75% dei lavoratori italiani e producono il 65% del PIL.

È necessario quindi supportare la crescita delle PMI italiane e indirizzare anche a loro parte delle risorse accumulate dal comparto previdenziale.

Secondo le analisi di EconomyUp basate sui dati ISTAT, le PMI rappresentano il 99% del totale delle imprese attive (circa 4,9 milioni su poco più di 5 milioni). Nel dettaglio, l’Italia conta circa 5.083.500 imprese attive, di cui la stragrande maggioranza rientra nella definizione di PMI, costituendo l’ossatura portante dell’economia nazionale

L’accesso al credito “tradizionale” per le PMI italiane nel 2025 presenta un quadro complesso, caratterizzato da tassi di interesse in rialzo e condizioni di erogazione più selettive. Il tasso medio sui nuovi prestiti alle PMI si attesta al 5,34%, significativamente superiore rispetto ai livelli pre-crisi.

Con questi tassi, mantenere un cash flow positivo diventa ancora più difficile per le PMI. Il cash flow è cruciale per la sopravvivenza aziendale: un’impresa può registrare ricavi importanti e trovarsi comunque in difficoltà se non dispone della liquidità necessaria. Costi del denaro elevati comprimono ulteriormente i margini operativi, rendendo la gestione dei flussi di cassa una sfida quotidiana più complessa.”

Il rischio di insolvenza delle PMI italiane ha raggiunto nel marzo 2025 il livello più basso dal dicembre 2020, attestandosi al 5,3%. Questo dato positivo riflette la capacità delle imprese di fronteggiare le difficoltà macroeconomiche consecutive degli ultimi anni, ma nasconde dinamiche che richiedono attenzione.

Le previsioni di Cerved Rating Agency indicano tuttavia un peggioramento nei prossimi 12 mesi con la probabilità di default che potrebbe salire al 5,5% nello scenario base. Per le PMI specificatamente, il rischio aumenterebbe dal 6,3% del 2025 al 6,6% del 2026, mentre per le grandi imprese rimarrebbe stabile al 3,1%. Questa divergenza dimensionale evidenzia come le difficoltà si concentreranno principalmente sulle realtà più piccole, proprio quelle microimprese che rappresentano il 94,6% del tessuto produttivo italiano.

Il miglioramento del 2024 e primi mesi 2025 è dovuto all’aumento delle conferme di rating (78% contro 69% dell’anno precedente) e alla riduzione dei costi operativi. Il 17% delle valutazioni creditizie è stato classificato come upgrade, contro l’8% dell’anno precedente, segnalando che molte imprese sono riuscite a rafforzare la propria posizione finanziaria.

Il barter trading (scambio di beni o servizi senza l’uso di denaro) in Italia ha radici più consolidate di quello che si possa pensare: già dal 2001 con la nascita del Circuito BexB, le PMI hanno iniziato a sperimentare sistemi di scambio alternativi al credito bancario tradizionale. Tuttavia sembra che proprio nel 2025 questi strumenti raggiungeranno finalmente una maturità operativa e un’accettazione culturale significativa. Le difficoltà di accesso al credito, i tassi elevati e la maggiore digitalizzazione hanno accelerato l’adozione di soluzioni che fino a qualche anno fa erano considerate di nicchia o sperimentali.

Oggi il barter rappresenta una vera alternativa alla finanza tradizionale: sistemi che permettono alle imprese di scambiare beni e servizi utilizzando crediti interni ai circuiti, bypassando le restrizioni creditizie e i costi del denaro al 5,34%.”

“Oltre alle soluzioni private come il barter, le PMI italiane possono contare su un articolato sistema di incentivi pubblici che si articola su due livelli: nazionale ed europeo. L’Unione Europea destina risorse significative per il sostegno alle PMI attraverso diversi programmi, anche se l’Italia risulta storicamente tra i paesi che sfruttano meno efficacemente queste opportunità rispetto alla media UE. A livello nazionale, il sistema di incentivi per le PMI nel 2025 si concentra su diversi strumenti specifici.”

Il quadro demografico presenta segnali preoccupanti: i fallimenti sono stimati a 9.800 unità (+6,5% vs 2024) mentre le liquidazioni giudiziali del primo trimestre raggiungono 2.341 casi (+11,3% annuo). La percentuale di PMI a rischio chiusura è stimata all’8,5%, con i settori costruzioni, industria e commercio più esposti alle procedure concorsuali.

A questi segnali demografici negativi si aggiungono altre criticità strutturali che creano un effetto domino. La difficoltà nel reperimento di personale qualificato emerge come problematica trasversale, aggravata da due fattori sistemici: l’Italia ha uno dei tassi di laurea più bassi d’Europa e continua a perdere talenti attraverso la fuga di cervelli verso paesi con migliori opportunità di carriera e retribuzione. Il 59% delle imprese lamenta carenza di competenze specialistiche, un dato che riflette sia la scarsa scolarizzazione universitaria del paese sia, appunto, l’emigrazione dei laureati più qualificati, aggravando ulteriormente il già evidenziato digital divide.

I costi energetici e l’inflazione continuano a pesare sui margini operativi, riducendo quella liquidità che abbiamo visto essere cruciale per l’accesso al credito, mentre la domanda interna debole limita le opportunità di crescita e spinge verso mercati esteri più rischiosi.

Le prospettive macroeconomiche per il 2025-2026 dipenderanno dall’evoluzione delle tensioni commerciali internazionali e dall’efficacia delle politiche di sostegno analizzate. Il piano ReArm EU e l’accelerazione degli investimenti PNRR potrebbero fornire nuovo slancio alla crescita, ma solo se le PMI riusciranno a superare i colli di bottiglia strutturali identificati.”

(Fonte: Nexure Consulting, 19 settembre 2025).

In questo quadro, che è sicuramente complesso, i Fondi pensione e le Casse di previdenza, non credo possano aumentare gli investimenti nelle PMI, che già fanno, in tal modo aggravando il rischio finanziario sui propri iscritti, a meno che lo Stato non intervenga predisponendo un fondo di garanzia per il capitale previdenziale investito, così da facilitare l’accesso al credito agevolato, anche senza garanzie reali, coprendo una parte del rischio, adeguando il decreto MISE del 1999 per il quale: sono approvate, ai sensi dell’articolo 13 del decreto interministeriale 31 maggio 1999, n. 248, le condizioni di ammissibilità e le disposizioni di carattere generale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese relative alle “nuove modalità di valutazione delle imprese ai fini dell’accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e articolazione delle misure di garanzia”, come disposto dall’articolo 12, comma 1, del decreto di riforma, adottate dal Consiglio di gestione di cui all’articolo 1, comma 48, lettera a), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, nella seduta del 12 settembre 2018.

La garanzia del Fondo è una agevolazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, finanziata anche con risorse europee, che può essere attivata solo a fronte di finanziamenti concessi da banche, società di leasing e altri intermediari finanziari. Il Fondo non interviene direttamente nel rapporto tra banca e cliente. Tassi di interesse, condizioni di rimborso ecc., sono lasciati alla contrattazione tra le parti, fermo restando che sulla parte garantita dal Fondo non possono essere acquisite garanzie reali, assicurative o bancarie.

La normativa ordinaria è attualmente oggetto di deroghe, così come previsto dalla legge di Bilancio 2023, che ha prorogato l’applicazione della disciplina transitoria introdotta dalla legge di Bilancio 2022 e delle ulteriori misure poste in essere per contrastare gli effetti negativi derivanti dalla crisi russo – ucraina

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