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Il fronte del Sì scende in campo: referendum sulla giustizia, la sfida è aperta

Separazione delle carriere, tra informazione e confronto nelle piazze una riforma che divide cittadini e istituzioni: parla il presidente della Camera penale del tribunale di Reggio Calabria.

Il fronte del Sì scende in campo: referendum sulla giustizia, la sfida è aperta

Una riforma attesa, discussa, contestata: da mesi il dibattito sulla giustizia anima il confronto pubblico e politico, polarizzando il Paese tra sostenitori del Sì e del No in vista del referendum costituzionale previsto in primavera, che si svolgerà in due giornate. Una consultazione che promette di incidere in profondità sull’assetto della magistratura e sul funzionamento stesso del processo penale.

In questo clima, magistrati e avvocati scelgono di uscire dalle aule e scendere in piazza per incontrare i cittadini, spiegare le rispettive posizioni e favorire una scelta consapevole. Sul fronte del Sì, la Camera penale di Reggio Calabria ha deciso di puntare su informazione, trasparenza e dialogo diretto, portando il tema della separazione delle carriere fuori dai tecnicismi giuridici e dentro il dibattito pubblico.

Il prossimo appuntamento è fissato per il 30 dicembre, davanti al Teatro Cilea, dove i penalisti reggini incontreranno la cittadinanza per illustrare in modo semplice e accessibile le ragioni del Sì al referendum sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente.

L’iniziativa si inserisce nel progetto nazionale “129 Piazze per il Sì”, promosso dall’Unione delle Camere penali italiane, che fino al 6 gennaio ha programmato eventi pubblici in 129 città italiane: l’obiettivo è chiaro: favorire un confronto aperto e informato sui contenuti della riforma costituzionale della giustizia, sottraendo il tema a slogan e semplificazioni.

Ma cosa prevede davvero la riforma? E perché, secondo i sostenitori, rappresenterebbe un passaggio cruciale per il sistema giudiziario?

A spiegarlo a ReggioToday è il presidente della Camera penale di Reggio Calabria, l’avvocato Francesco Siclari che invita a riportare il dibattito alle fondamenta costituzionali.

 “Il primo, imprescindibile punto di partenza-afferma Siclari- è una precisazione doverosa: questa riforma non è per gli avvocati, non è contro la magistratura, né a favore di uno schieramento politico. È la naturale evoluzione dei principi del giusto processo sanciti dall’articolo 111 della Costituzione, principi che impongono, un processo che si svolga in condizioni di parità tra le parti davanti a un giudice realmente terzo e imparziale”.

Secondo il presidente dei penalisti reggini, proprio la chiarezza del dettato costituzionale smonta le argomentazioni del fronte del No e “disinnesca gli scenari apocalittici evocati nel dibattito pubblico: dal pubblico ministero trasformato in “superpoliziotto” a quello asservito al potere esecutivo, fino a una presunta deriva autoritaria del sistema giudiziario”.

“Non convincono le ragioni del No -ribadisce-perché sono eccentriche rispetto a ciò che la riforma dice e prevede in modo assolutamente chiaro”.

Le critiche, secondo il penalista, si fonderebbero su timori non supportati dal testo della riforma, che non intacca in alcun modo l’indipendenza della magistratura anzi:”L’indipendenza di giudici e pubblici ministeri gode di una copertura costituzionale “impenetrabile” con garanzie speculari per entrambe le funzioni. Proprio da questa impostazione discende, come naturale corollario, la necessità di garantire anche l’indipendenza del giudice dal pubblico ministero, condizione essenziale per assicurare terzietà e imparzialità nel processo”.

“Votare Sì- conclude il presidente della Camera penale reggina Siclari-significa risolvere un problema di coordinamento oggi esistente tra una Costituzione che vuole un giudice terzo e imparziale e un ordinamento giudiziario che, attraverso il Csm, accomuna le carriere di giudicanti e requirenti, creando una situazione di conflitto di interessi tra valutatori e valutati.

È su questo terreno, più che su quello dello scontro ideologico, che la Camera Penale di Reggio Calabria intende giocare la partita del referendum: spiegare, chiarire, confrontarsi. Perché, al di là degli schieramenti, la riforma della giustizia chiama in causa un tema centrale per la democrazia: la fiducia dei cittadini in un sistema che deve essere, e apparire, davvero imparziale”.

 

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