Anno: XXVI - Numero 247    
Mercoledì 24 Dicembre 2025 ore 14:30
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Avvocati mortificati pure dalle Entrate

Critiche dal Movimento forense alla norma sui pagamenti della Pa e al regolamento dell'Agenzia.

Avvocati mortificati pure dalle Entrate

Il Movimento forense, il sindacato presieduto da Elisa Demma, torna sulla norma in Legge di Bilancio sui pagamenti da parte della Pa che, malgrado la riformulazione, presenta “criticità strutturali irrisolte: permane, infatti, una disparità di trattamento che non trova giustificazione”, perché “mentre ad altri soggetti è riconosciuta una soglia di salvaguardia fino a 5.000 euro e la possibilità di opporsi alle pretese erariali, ai professionisti – e in particolare agli avvocati – continua ad applicarsi un meccanismo di compensazione automatica che preclude ogni forma di difesa preventiva, anche in presenza di crediti prescritti, annullati, non notificati o mai dovuti nel merito”.

    E si tratta, recita una nota, di “una compressione del diritto di difesa e del diritto al compenso si inserisce in un contesto più ampio e allarmante, che trova ulteriore conferma nel nuovo Regolamento adottato da Agenzia delle Entrate – Riscossione per la costituzione della ‘short list’ degli avvocati fiduciari.

Un regolamento che, per contenuti e impostazione, riduce la funzione difensiva a mera prestazione a basso costo, mortificando la dignità dell’Avvocatura e incidendo negativamente sulla qualità della tutela giurisdizionale”.

    Secondo il Movimento forense, il ‘filo rosso’ che “lega la compensazione automatica, il nuovo regolamento delle Entrate e le ulteriori misure recentemente prospettate in sede di legge di bilancio è evidente: l’Avvocatura viene progressivamente assimilata a una categoria strutturalmente inadempiente o sacrificabile, da assoggettare a regimi eccezionali, automatismi e logiche di massimo ribasso, con un uso selettivo e distorsivo della forza della legge”.

    Pertanto, il sindacato “continuerà a vigilare e a promuovere ogni iniziativa utile a contrastare derive normative e regolamentari che ledono la dignità della professione forense, sollecitando un confronto serio e responsabile con le istituzioni politiche e forensi affinché le scelte future siano improntate a equità, ragionevolezza e rispetto dei principi costituzionali”.

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