Anno: XXVI - Numero 244    
Venerdì 19 Dicembre 2025 ore 14:00
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Voto Sì perché voglio un giudice davvero terzo e un Csm libero

L’ex presidente della Camera Penale di Milano difende la riforma: «Giudice davvero terzo, decisioni migliori e nessun rischio autoritario»

Voto Sì perché voglio un giudice davvero terzo e un Csm libero

Valentina Alberta, già presidente della Camera Penale di Milano: perché votare sì?

La separazione delle carriere è l’inevitabile sviluppo della scelta di un processo penale accusatorio. Voterò convintamente sì anche se la riforma introduce altri istituti, come il sorteggio e l’Alta Corte, che non rappresentano affatto quei rischi che i sostenitori del No descrivono con toni apocalittici. Bisogna far capire che il referendum riguarda tutti: chiunque può trovarsi nel ruolo dell’imputato. In questa campagna, le Camere penali hanno voluto essere molto ben riconoscibili per la loro impostazione assolutamente tecnica, coerente con la trasversalità da sempre praticata. La guerra la lasciamo semmai ad altri: noi crediamo ad un principio come questo da oltre trent’anni, e lo abbiamo sostenuto di fronte alla politica di ogni colore.

Cosa pensa quando sente il Governo dire che questa riforma serve a “ricondurre” la magistratura e che oggi è utile alla destra domani lo sarà alla sinistra?

La politica non ama il controllo della magistratura. Quello che ritiene il governo mi interessa fino ad un certo punto: i governi passano, le riforme restano. E poi, pannellianamente, se si crede in un principio, i compagni di percorso contano relativamente. Quello che non comprendo è quali delle norme che andremo a confermare aiutino il governo a “ricondurre” la magistratura. Si opera semplicemente una separazione anche ordinamentale. Qual è l’esigenza di un rapporto di colleganza tra giudice e pm? Questa dovrebbe essere la domanda. La paura di possibili derive autoritarie non poggia sulle nuove norme, nessuna delle quali legittima quella paura.

Da parte dei Sì si dice che grazie alla riforma ci saranno meno casi Tortora e Garlasco.

Ci saranno certamente decisioni migliori. Sono stupita dal fatto che l’Anm diffonda un concetto solo quantitativo di efficienza, quasi che un cittadino sotto processo possa preferire un processo veloce ad uno accurato. La decisione migliore è quella assunta in contraddittorio davanti ad un giudice terzo. Non mi interessano le percentuali, visto che la statistica rischia sempre di essere quella del pollo di Trilussa e che, soprattutto, nessuno sa dire quale sia la percentuale fisiologica di assoluzioni o di richieste di intercettazioni da accogliere. Ma mi interessa che, in ogni momento del procedimento penale, il giudice possa decidere con uguale diffidenza sulle richieste del pm e dell’avvocato. E la diffidenza nei confronti del collega di concorso, di formazione, di organizzazione, è complessa.

Lei fa parte anche dell’Osservatorio Ordinamento giudiziario dell’Ucpi. Come si può empiricamente sostenere che i pm influenzano le carriere dei giudici?

L’Osservatorio ha fatto molti lavori di studio su vari aspetti della riforma, ma non si può fare una ricerca empirica sulla “influenza”, ovvio. Abbiamo però qualche “indizio”, perché tutti abbiamo letto le chat di Palamara, e ricordiamo anche specificamente di un caso in cui un pm milanese voleva “fregare” un giudice della stessa sede che ambiva ad un incarico. Lasciamo stare la patologia, ma vediamo che le parti vengono viste dal giudice in modo molto differente. I pm votano sui colleghi nei consigli giudiziari, ma quando si è ipotizzato con la riforma Cartabia che lo facessero anche i laici, l’Anm ha addirittura proclamato uno sciopero. Quindi è evidente che una influenza possibile di chi partecipa all’ammini – strazione della giustizia c’è. Cito infatti il professor Lanzi, già laico al Csm, che ha sempre sostenuto la sua contrarietà agli avvocati con diritto di voto nei consigli giudiziari perché non ci dovrebbero essere neanche i pubblici ministeri.

E dove invece si vede l’opera del correntismo nelle nomine?

Non posso parlare io di guai del correntismo, ne hanno scritto anche magistrati molto autorevoli, il correntismo non piace a nessuno. Le numerose modifiche delle leggi elettorali non hanno funzionato. Quindi non si può far finta che la proposta del sorteggio sia arrivata all’improvviso. Peraltro, al referendum indetto dall’Anm nel 2022 hanno votato a favore del sorteggio quasi 1800 magistrati.

Lei è tra quelli da sempre favorevoli al sorteggio?

Non mi piace, ma ne capisco le ragioni. Ha pregi indubbi, perché elimina il rapporto tra eletto ed elettore, e questo, per le funzioni del Csm, è un bene. Se il Csm deve essere organo di alta amministrazione non ha bisogno di un “lega – me con la base”, che anzi lo snatura.

L’Ucpi da sempre critica il sistema di valutazione di professionalità. Non c’è il rischio che si sorteggi un magistrato non competente?

Mi sembra un paradosso. Miglioriamo i sistemi di valutazione, affinché ogni giudice che decide questioni importantissime e irroga pene gravissime sia all’altezza di farlo. Dopo di che, l’ipotesi di un magistrato “non competente” per decidere di assunzioni, assegnazioni, trasferimenti e promozioni mi pare veramente improbabile. Ci sarà chi non vorrà farlo e non potrà essere certo obbligato, e comunque ci saranno certamente dei requisiti di anzianità.

Nel corso dell’attuale consiliatura la sezione disciplinare ha emesso 194 sentenze di cui 80 condanne, 91 assoluzioni, 23 non luogo a procedere. Può dirsi allora davvero una giustizia domestica?

Ci sono dei temi tabù nello scambio di idee con la magistratura, da sempre. Uno è quello dell’errore giudiziario e l’altro è quello della sanzione disciplinare. Avvocati e magistrati dovrebbero puntare ad un sistema che dia risultati migliori; le Camere Penali nel 2010 proposero un’Alta Corte disciplinare condivisa, giudice di seconda istanza anche per gli avvocati. I dati sul disciplinare sono peraltro falsati dal fatto che vi è una quantità enorme di segnalazioni che sono archiviate direttamente ad opera del procuratore generale. In ogni caso, alcune decisioni lasciano perplessi. E allora perché tutta questa contrarietà ad un organismo diverso, che garantisca maggiore distanza tra giudicati e giudicanti? Ogni obiezione suona incomprensibile: si dice per esempio che sia previsto solo per la magistratura ordinaria, ma già oggi le magistrature speciali hanno disciplinari differenti, e che non sia prevista in Costituzione la composizione dei collegi, come non lo è per l’attuale sezione disciplinare del Csm … e allora qual è il problema?

Di Valentina Stella su Il Dubbio

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