Anno: XXVI - Numero 238    
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Caro Verini, la vostra legge contro l'antisemitismo è da Stato etico

Roberto Della Seta risponde all'ex responsabile giustizia del Pd: la norma pensata da Delrio altroché se colpisce la libertà d’opinione, finirebbe con l’essere controproducente.

Caro Verini, la vostra legge contro l'antisemitismo è da Stato etico

“Colpisce solo atteggiamenti chiaramente antisemiti”. In un’intervista su queste pagine il senatore Pd Walter Verini spiega così il proprio stupore, meglio la propria indignazione, per le critiche radicali mosse al disegno di legge Delrio di cui è cofirmatario, ultimo arrivato sulla materia dopo quelli della Lega, di Ivan Scalfarotto e di Gasparri.

Avendo avanzato tra i primi pubbliche obiezioni di fondo a questa come alle altre proposte legislative in tema di lotta all’antisemitismo, provo a rispondere allo stupore e all’indignazione di Verini.

Il disegno di legge Delrio prende per buona la definizione di antisemitismo dell’Ihra, l’International Holocaust Remembrance Alliance: definizione controversa e da più parti contestata, che come i suoi autori esplicitarono a suo tempo attraverso una serie di esemplificazioni tende a qualificare come antisemita ogni parola scritta o detta contro Israele e contro il sionismo quale sua ideologia fondativa. Tra queste: sostenere che “l’esistenza dello Stato di Israele è un’espressione di razzismo”, “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non richiesto nei confronti di nessun altro Stato democratico”, “fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”.

Ecco, temo davvero di avere idee su cosa sia l’antisemitismo, e anche su cosa sia la libertà di parola, lontane da quelle di Verini. Mi fermo sui tre esempi citati. Il primo e il secondo si riferiscono a opinioni che non condivido affatto, ma che con l’antisemitismo non hanno nulla a che fare. Pensare e dire che lo Stato di Israele sia nato come progetto colonialista e razzista, o pretendere da Israele comportamenti che non si chiedono a nessun altro Stato democratico, sono opinioni con cui – ripeto – non sono d’accordo, ma opinioni che non implicano in alcun modo professioni di odio antiebraico. Così come, aggiungo, ci si può dichiarare antisionisti senza per questo essere né sentirsi antisemiti (informo Verini che il mondo è pieno di ebrei antisionisti).

Quanto al terzo esempio, quello sul paragone tra Israele e i nazisti, qui l’analogia con l’antisemitismo è ancora più azzardata. Nel 1948, per dire, all’indomani della nascita di Israele, in una lettera aperta pubblicata sul New York Times ventotto intellettuali ebrei tra cui Hannah Arendt e Albert Einstein accusarono la destra guidata allora da Menachem Begin, futuro primo ministro, di condurre politiche fasciste che rischiavano di inquinare irreparabilmente il cammino del nuovo Stato.

Sostiene Verini che “chi dice che il ddl Delrio colpisce le opinioni è in malafede”. Ma il senso, mi auguro inconsapevole, della proposta, il senso temo consapevole delle proposte di Lega, Scalfarotto e Gasparri, è precisamente questo: colpire opinioni che si ritengono “oggettivamente” antisemite anche se rivolte contro Israele e non contro gli ebrei.

Personalmente sono contrario a sanzionare per legge qualsiasi opinione, anche la più odiosa. Quando ero in Parlamento mi battei per questo contro l’introduzione del reato di negazionismo. Ma in questo caso si fa molto di peggio, si utilizza l‘accusa giustamente infamante di antisemitismo per mettere “fuori legge” posizioni contro Israele magari estreme, magari in sé assai discutibili, che però di antisemita non hanno nulla. Il disegno di legge Delrio prevede che entro sei mesi il governo – entro sei mesi: perciò questo governo – emani decreti legislativi per definire criteri sulla cui base l’Agcom dovrà individuare e sanzionare, dunque censurare, le espressioni di presunto antisemitismo pubblicate su piattaforme online. E poi prevede la nomina in ogni unversità di un “controllore” che garantisca un’analoga “pulizia” dialettica. Il tutto utilizzando la definizione ultra-estensiva di antisemitismo dell’Ihra. Sono norme contrarie a una visione minimamente aperta del libero dibattito, sono norme da “Stato etico”.

Caro Verini, l’antisemitismo è un mostro orrendo. Esiste da duemila anni, assume di volta in volta maschere diverse – religiose contro gli ebrei deicidi, razziste, sociali contro gli ebrei incarnazione dei capitalisti – e finora non è mai morto. Di sicuro frammenti vistosi di antisemitismo esistono anche nel movimento “propal” e in generale nella sinistra. Il vostro disegno di legge non solo è inutile per contrastare il mostro, non solo è illiberale, ma rischia di tradursi in una dolorosa eterogenesi dei fini alimentando i veleni che vorrebbe neutralizzare.

Giorni fa insieme a un gruppo di giornalisti, scrittori, storici ebrei – da Anna Foa a Roberto Saviano, da Stefano Levi della Torre a Helena Janeczek – abbiamo concordato e reso pubblico un breve documento che illustra i motivi della nostra decisa contrarietà alla proposta Delrio e a quelle di tenore analogo della Lega, di Scalfarotto e di Gasparri (Gasparri si spinge a prevedere la galera per

chi viola la definizione Ihra). Concludevamo questo testo con alcune righe, proposte da Stefano Levi della Torre, che denunciano appunto il danno che norme del genere recherebbero alla stessa azione di contrasto dell’antisemitismo. Le ripubblico qui:

“Riteniamo controproducente ai fini stessi di un efficace contrasto dell’antisemitismo, la scelta di introdurre leggi speciali che di fatto lo separino dalla lotta contro ogni forma di razzismo: imporre a favore degli ebrei il privilegio dell’esenzione dalla critica politica ed etica, circondare gli ebrei di un tabù, chiudendoli in una sorta di ‘ghetto’ di intoccabili, non può che produrre nuova ostilità verso gli ebrei e ulteriore antisemitismo”.

di Roberto Della Seta su Huffpost

 

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