Anno: XXVI - Numero 215    
Venerdì 7 Novembre 2025 ore 14:25
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Siamo tutti figli di Zorhan

Dalla Schlein a Magi, da Fratoianni a Borghi: il centrosinistra italiano scopre improvvisamente di avere un parente a New York.

Siamo tutti figli di Zorhan

C’è qualcosa di irresistibilmente italiano nel trasformare ogni vittoria altrui in una piccola medaglia di famiglia. Bastava che Zohran Mamdani, 34 anni, musulmano e socialista, conquistasse il municipio di New York perché in Italia scattasse il solito riflesso pavloviano: la corsa a intestarsi il vincitore. Prima Elly Schlein, che nel nuovo sindaco americano ha riconosciuto lo spirito giovane e anti-establishment che vorrebbe per il suo Pd. Poi Fratoianni, convinto di aver trovato nell’enfant prodige dei dem americani la conferma che la “sinistra-sinistra” può ancora vincere parlando agli ultimi. Quindi Bonelli, che ci ha visto la riscossa degli esclusi e la prova che si può battere la destra se si torna a parlare di poveri e gentrificazione.
Ma la gara non si è fermata lì: anche Magi di +Europa ha rivendicato Mamdani come simbolo del “mondo libero e progressista”, mentre persino in Italia Viva qualcuno – pur tra le riserve di Scalfarotto – ha provato a infilare il proprio vessillo sul carro. Tutti pronti a salire, nessuno disposto a restare a terra.

In questo affollato tram per Manhattan c’è tutta la fragilità di una politica italiana che cerca legittimazioni altrove, possibilmente oltreoceano, come se ogni segnale di speranza dovesse arrivare dagli Stati Uniti invece che dalle periferie di Roma o di Milano. Mamdani, con la sua vittoria costruita porta a porta e una campagna di centomila volontari, rappresenta forse davvero la “politica della speranza” contro quella della paura. Ma il modo in cui il nostro campo largo ne celebra l’ascesa racconta più di noi che di lui: la fame di simboli, la difficoltà a produrre esempi nostrani, l’eterno bisogno di riconoscersi in qualcun altro.

Forse, più che inseguire parenti immaginari a New York, la sinistra italiana dovrebbe chiedersi perché ogni volta che nasce un leader giovane e vincente da queste parti, finisce per essere o contestato o rottamato. Mamdani ha vinto a New York. In Italia, siamo ancora fermi a contendersi la foto con lui.

 

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