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Milano Cortina finisce alla Consulta: cosa succede ora

Secondo il gip milanese è "incostituzionale il decreto" che ha reso la Fondazione ente di diritto privato, con cui il governo ha voluto fermare l'inchiesta per turbativa d'asta. Fonti di Palazzo Chigi: "Rispettate le regole".

Milano Cortina finisce alla Consulta: cosa succede ora

Il ricorso congela l’inchiesta, non i Giochi. Reazione pacata del governo che, in vista del referendum sulla giustizia, cambia registro

A tre mesi esatti dall’inizio delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, e proprio nel giorno in cui viene presentata la cerimonia di chiusura dell’evento, una tegola giudiziaria si abbatte sui Giochi. Una tegola che si traduce in un ricorso davanti alla Corte costituzionale. E che, in realtà, non dovrebbe impattare direttamente sulla manifestazione, ma che crea una potenziale tensione tra il governo e la magistratura. L’ennesima. A pochi mesi dal referendum sulla separazione delle carriere.

Ma cosa è successo? Da anni a Milano c’è un’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione che riguardava degli appalti nel settore “digital” della fondazione Milano-Cortina. I reati contestati sono corruzione e turbativa d’asta. Dopo anni d’inchiesta, però, la procura ha ammesso di non poter dimostrare che ci fosse corruzione. E, quindi, ha chiesto l’archiviazione. Sulla turbativa d’asta – il reato che si contesta a chi prova a sovvertire l’esito di procedure pubbliche, come le gare d’appalto – invece la procura si è dovuta fermare, secondo i pm, per un altro motivo. Perché l’anno scorso il governo, nel decreto sulla ricostruzione post-calamità, ha inserito una norma che stabiliva che la fondazione Milano-Cortina non è un ente di diritto pubblico, ma di diritto privato. Il codicillo non nasconde un incomprensibile tecnicismo, ma un concetto chiave: se la fondazione viene considerato un ente di diritto privato, è legittimata a non sottostare alle regole che riguardano gli enti pubblici. E, quindi, l’accusa di turbativa d’asta non ha ragione di essere.

Questo decreto del governo, però, non è andato giù alla procura di Milano. Che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari due cose: archiviare gli indagati dall’accusa di corruzione, perché “non è stato dimostrato l’accordo corruttivo”. E andare davanti alla Consulta per proporre l’incostituzionalità di quel decreto del governo. Che, secondo la tesi della magistratura, ha tagliato le gambe all’inchiesta. Perché ha reso impossibile procedere per turbativa d’asta. E perché, scrive il Gip, ha compromesso anche la decisione del giudice sul reato di corruzione. Secondo i magistrati il governo non ha chiarito una situazione di fatto, ma ha creato “una irragionevole zona franca per i dipendenti di quell’ente (la fondazione Milano-Cortina, ndr) i quali godono di una sostanziale “immunità”.

Cosa succede ora? Che l’inchiesta resta sospesa fino a quando non si pronuncia la Corte costituzionale. Se quest’ultima dovesse dare ragione alla procura, l’inchiesta proseguirà, sicuramente per turbativa d’asta. Sulla corruzione il Gip dovrà dire sì o no all’archiviazione comunque chiesta dal pm. Se, invece, la Corte darà ragione al governo, ci sarà l’archiviazione del caso. I Giochi, però, non saranno compromessi. La decisione della Corte costituzionale non è immediata. Bisogna prima decidere se il ricorso è ammissibile o no, poi entrare nel merito. Sicuramente il verdetto arriverà dopo l’inizio delle Olimpiadi. Probabilmente anche molto dopo la fine.

La mossa del Gip di Milano avrebbe potuto scatenare una reazione molto dura del governo. Solo una settimana fa, quando la Corte dei conti ha bocciato il ponte sullo Stretto, la stessa Giorgia Meloni aveva usato toni molto duri con la magistratura. In questo caso, invece, l’imperativo dato ai suoi è quello del silenzio. E delle reazioni pacate. Fonti di Palazzo Chigi mostrano serenità: “Il Governo accoglie con serenità e piena fiducia il percorso avviato e attende l’esito della pronuncia della corte costituzionale”, fanno sapere. “L’esecutivo – si spiega ancora – ha operato e continua a operare per assicurare la migliore riuscita dei prossimi Giochi olimpici e paralimpici invernali. L’obiettivo primario resta quello di garantire la massima trasparenza e l’efficace realizzazione dell’appuntamento sportivo”. Insomma: nessun frontale con la magistratura. Per evitare di inasprire i toni in vista di un referendum che il governo non vuole perdere.

di Federica Olivo Su Huffpost

 

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