Anno: XXVI - Numero 211    
Lunedì 3 Novembre 2025 ore 13:30
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Il Partito che non c’era

Tra correnti, cordoni e selfie, il grande caos organizzato della sinistra che vuole salvarsi da sé.

Il Partito che non c’era

C’è un momento, in ogni stagione politica, in cui il Partito – quello con la “P” maiuscola, che da solo si crede la democrazia, la cultura e l’opposizione messi insieme – si guarda allo specchio e si chiede: “Chi siamo?”.

Segue silenzio. Poi una risata di gruppo, amara, accompagnata da un brindisi con prosecco tiepido. È in quel momento che capisci che non stanno cercando un’identità, ma una corrente.

Nel Partito del Bene (chiamiamolo così, per delicatezza), ogni corrente è un microcosmo spirituale. C’è quella dei Riformisti del Riformismo, che passano le giornate a spiegare che la vera modernità è il passato. C’è la corrente Movimentista Contemplativa, che combatte il capitalismo con conferenze stampa sponsorizzate. Poi c’è la Rete dei Sindaci Illuminati, quelli che sognano di essere premier ma devono ancora capire come funziona la raccolta differenziata nel loro comune.

Al centro di tutto, naturalmente, la Segretaria, che entra nelle riunioni come un’apparizione mistica: capelli perfetti, sguardo assorto, citazione pronta su ogni tema. È la reincarnazione di un ideale puro, e dunque il bersaglio perfetto.

Nessuno, dentro il Partito del Bene, resiste alla tentazione di salvarla da sé stessa.

Nei corridoi di via del Nazareno si respira aria di sacrestia e di talk show. I veterani, che ancora ricordano la prima tessera firmata a mano da un ex Presidente del Consiglio, si aggirano come fantasmi in doppiopetto. Ogni tanto si incontrano, si abbracciano, si dicono “dobbiamo parlare”, e poi non parlano.

I giovani invece arrivano con lo smartphone acceso in modalità diretta Instagram: sorridono, fanno una storia, scrivono “con i compagni a ricostruire il futuro”, e scappano a un aperitivo di corrente.

La militanza oggi è una story in evidenza.

Il problema – se di problema si può parlare – è che la Segretaria ha un vizio tremendo: ci crede davvero. Crede nella sinistra, nella parità, nei diritti, nelle piazze. È una cosa che, nel Partito del Bene, viene considerata quasi un disturbo dell’umore.

Ogni volta che parla di “comunità”, un capocorrente annota sul taccuino: ingenua.

Ogni volta che propone un’idea concreta, un ex ministro sospira: non capisce la politica.

Ogni volta che prova a guidare, qualcuno le spiega come si fa.

La Segretaria è circondata da una corte di consiglieri, portavoce, sociologi e strateghi digitali che la proteggono come monaci guerrieri. Li chiamano, con un misto di sarcasmo e paura, i Custodi della Purezza. Hanno la missione di evitare contaminazioni, compromessi, sorrisi con i moderati. Hanno un debole per i comunicati stampa e una sincera diffidenza verso la realtà.

Fuori, nel frattempo, i Sindaci Ambiziosi si preparano. Si guardano allo specchio e si dicono: “Perché non io?”.

C’è chi ha già il discorso pronto per quando sarà chiamato a “federare il campo progressista”. C’è chi si è fatto fare un sondaggio personale per capire se la sua popolarità batte quella della Segretaria (non la batte, ma non importa). C’è chi, di notte, si allena davanti allo specchio a pronunciare “Presidente del Consiglio” senza sorridere.

Uno di loro, dicono le cronache, ha addirittura fondato un movimento dal nome rassicurante: Avanti Insieme, Ma Non Troppo.

Sostiene di voler unire le anime del centrosinistra, ma solo quelle che gli somigliano.

Un altro, più pragmatico, preferisce la via ecclesiastica: ha convocato un ritiro spirituale di tre giorni a Montepulciano per “riflettere sulla direzione del Paese” (e sul posizionamento personale, ovviamente).

Mentre i corridoi brulicano di riunioni riservate e di leak pilotati ai giornali amici, la Segretaria prepara la campagna referendaria. È convinta che il voto possa riaccendere la passione politica, quella vera, fatta di idee e partecipazione.

Intorno a lei, però, regna la tattica. Ogni mossa viene letta come un segnale di guerra. Ogni sorriso, come un cedimento. Ogni silenzio, come una dichiarazione ostile.

Nel Partito del Bene non si fa politica: si pratica la semiotica del sospetto

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