Il ritorno dei riformisti e la sfida a Elly Schlein
Dietro la nascita della corrente riformista c’è la crisi d’identità del Pd: tra il movimentismo di Schlein e il richiamo al governo dei moderati, si riapre il confronto sull’anima del centrosinistra.
In evidenza
C’è aria di vecchio e nuovo insieme, nei Bagni Misteriosi dove è nata la corrente “moderata” del Pd. Vecchio, perché le correnti nel partito non muoiono mai: cambiano i nomi, ma restano i rituali, le geografie, le nostalgie di un centrosinistra che non si rassegna a essere solo movimento e identità. Nuovo, perché il linguaggio e i protagonisti — da Guerini a Delrio, passando per Gentiloni — riportano in superficie quella parte del Pd che, pur rimanendo silente per mesi, non ha mai condiviso fino in fondo la linea movimentista di Elly Schlein.
Non è (ancora) una scissione, ma un avvertimento. I riformisti chiedono di rimettere al centro la “crescita”, la sicurezza, la politica estera: parole quasi bandite dal lessico della nuova segreteria. In realtà, il messaggio è semplice: se il Pd smette di parlare al ceto medio produttivo e al mondo delle imprese, la destra continuerà a vincere. È la stessa diagnosi che da anni divide il campo progressista: identità o governo? Testimonianza o pragmatismo?
Schlein osserva e sceglie la prudenza. Dice di accogliere il dibattito, ma il rischio è che la discussione diventi una sommatoria di micro-leadership in cerca di visibilità. La segretaria ha ancora il consenso di un partito che, al netto delle turbolenze, non vede alternative credibili. Ma il segnale di Milano è chiaro: il tempo della luna di miele è finito.
I riformisti, più che una corrente, oggi rappresentano un promemoria. Ricordano al Pd che senza una proposta di governo — concreta, europea e di centrosinistra largo — il destino è restare minoranza rumorosa. E a Elly Schlein che, per tessere la tela dell’alleanza con Conte, dovrà prima ricucire quella, ben più fragile, della sua stessa casa.
Altre Notizie della sezione
Chi scappa, chi invita, chi finge il dibattito
15 Dicembre 2025Ad Atreju finisce la festa, resta lo slogan. E il confronto continua a non presentarsi.
A Capaci e via d’Amelio i fatti parlano più dei miti.
12 Dicembre 2025Nessuna pista nera, nessun regista occulto: sulle stragi pesarono omissioni, gelosie professionali e un potere mafioso sottovalutato.
Ah, però Giuseppi…
11 Dicembre 2025E il campo largo col nervoso.
