Malattie dell'apparato digerente
A Ferrara dopo 15 anni riparte la Scuola di specializzazione.

Il direttore Giacomo Caio si è soffermato su “parti cliniche e attività di ricerca a 360 gradi”
Il docente Giacomo Caio, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato digerente
L’avvio ufficiale delle attività è fissato per il primo giorno di novembre. A Unife riparte la formazione nella Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato digerente, rifondata e resa autonoma rispetto all’ateneo bolognese, dopo una parentesi di una quindicina d’anni.
Artefice della rifondazione, il docente e direttore Giacomo Caio, che ha spiegato che “la Scuola non c’era più a Ferrara, ma era sotto Bologna”, in relazione alla necessità di “rispondere a determinati standard qualitativi”, per quanto attiene alla produzione scientifica complessiva.
Il direttore Caio, non nascondendo “l’orgoglio di potere formare in sede”, ha evidenziato che la Scuola rientra in “una rete che comprende l’ospedale di Cona, oltre alle strutture del territorio a Cento, Argenta e Lagosanto. Una rete formativa dove è presente anche Ravenna. Pertanto gli specializzandi che si formeranno nell’arco dei quattro anni verranno formati anche fuori dal capoluogo”.
Specializzandi che “sono già stati selezionati. Sono in sei, provenienti non soltanto dall’Università di Ferrara ma anche da altri atenei, e hanno espresso come prima scelta appunto quello estense”. Per quanto riguarda l’oggetto della formazione, “parteciperanno sia alle parti cliniche che alle attività di ricerca a 360 gradi”, con uno sguardo particolare al “tema della celiachia”.
Niente attese infinite: risposte veloci, priorità massima, sempre.
Avranno, dunque, la possibilità di acquisire conoscenze cliniche e tecniche relative alla diagnostica e alla terapia gastroenterologica, comprese procedure endoscopiche diagnostiche e terapeutiche avanzate. Spazio, pertanto, a un approccio che tenga conto anche di nuove tecnologie.
Un approccio, “non sostitutivo, ma complementare a quello dell’endoscopia” per effettuare le diagnosi. Il direttore Caio ha accennato, come esempio, a un esame mininvasivo come “la videocapsula, utile per studiare un tratto dell’intestino che non può essere raggiunto”.