Distinguo e applausi
La sinistra italiana oggi sembra più un reality che un’opposizione: fischi, zucchero e confusione in diretta nazionale.
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La politica italiana ci ha abituato a molti spettacoli, ma pochi raggiungono il livello comico-tragico della sinistra contemporanea. Se pensavate che litigare tra loro fosse un peccato, dovete rivedere i vostri standard: qui stiamo parlando di un’arte raffinata, dove distinguo e contraddizioni si combinano come in un balletto tragicomico. Nel frattempo, Meloni e il suo governo osservano dall’alto, con la pazienza di chi ha visto tutto e sa che le sceneggiate non intaccano la maggioranza.
Il bello è che i voti parlamentari della sinistra sembrano più un’operazione di marketing interno che vera politica: applausi, fischi e retorica zuccherosa, ma poca sostanza. Provate a immaginare se queste divergenze avessero peso reale: sarebbe un disastro servito su piatto d’argento. La sinistra italiana oggi non è capace nemmeno di gestire un condominio, figurarsi uno Stato.
Eppure, il pubblico non smette di applaudire. Prendete l’episodio di Reggio Emilia: il sindaco, con la brillante idea di premiare Albanese, ha osato chiedere la liberazione degli ostaggi. Risultato? Fischi, insulti e la frecciatina di Albanese: “La perdono, ma non dica più queste cose.” Fantastico. Qui la logica è semplice: apparire corretti e simpatici vale più della sostanza, e il teatro è più importante della politica.
Quando poi si prova a inserire tematiche internazionali, tipo la questione palestinese, il risultato diventa surreale. La crisi di idee si traveste da impegno morale e la retorica zuccherosa fa il resto. Non importa se qualcuno capisce o meno: l’importante è che sembri impegnato, anche se non si combina nulla di concreto.
E giovedì si voteranno le mozioni parlamentari. Qui il siparietto diventa epico: le votazioni non cambieranno nulla, perché la maggioranza ha i numeri per nascondere ogni crepa. La vera prova del nove? Le decisioni europee, dove ogni Stato va per conto proprio. Qui le divisioni non si possono mascherare, e la sinistra rischia di sembrare un circo senza regista.
Immaginate un governo che deve affrontare crisi internazionali o teatri di guerra: cadrebbe immediatamente, perché l’unità è un concetto astratto. Le opposizioni? Stesso copione. Il caos organizzativo e la passione per i distinguo li rendono spettatori impotenti dello show governativo.
È un po’ come una famiglia allargata in vacanza: chi vuole mare, chi montagna, chi lago. La differenza? Qui le vacanze decidono il destino di milioni di cittadini. A poche ore da un voto, non trovare una posizione comune non è solo imbarazzante: è tragicomico.
Albanese e simili figure emergenti incarnano il paradosso perfetto: idoli mediatici pronti a catalizzare applausi, ma con esperienza pratica prossima allo zero. La loro forza è pura spettacolarità, il loro peso reale… ridicolo. E mentre la platea applaude, il Paese si chiede chi risolverà davvero i problemi quando lo show finirà.
Insomma, la sinistra italiana oggi è un cocktail di fischi, zucchero, distinguo e selfie politici. La riforma necessaria non è cosmetica: è radicale. Fino a quando non arriverà, continueremo a vedere questioni serie trasformate in teatrini mediatici, con applausi, proteste e retorica zuccherosa a coprire il vuoto politico.
Il rischio? Reale. Ma lo spettacolo continua: votazioni inconcludenti, leadership mediatiche e platee applaudenti che sembrano più interessate a sentirsi rappresentate che a risolvere problemi concreti. E mentre il resto del mondo affronta crisi reali, la sinistra italiana è pronta al prossimo reality politico, con fischi, applausi e zucchero a volontà.
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