RIFORMA BOCCIATA CATEGORIA SPACCATA
Non accenna a placarsi la polemica dopo lo stop del Governo alla proposta del Consiglio nazionale: per l’Anc è l’occasione per ripartire dal dialogo vero, ascoltando iscritti e territori.

Il no del Consiglio dei ministri alla riforma dell’ordinamento dei commercialisti ha acceso un fronte di scontro che attraversa la categoria
Mentre avvocati e medici ottengono il via libera ai loro progetti, i dottori commercialisti restano in attesa di un ripensamento.
Dopo il botta e risposta tra il presidente del Consiglio nazionale Ebano De Nuccio e il presidente della Cassa Ragionieri, Luigi Pagliuca che ha segnalato che alcune norme avrebbero penalizzato gravemente la sezione B dell’albo, rischiando di portare la Cassa al default o costringendo a una fusione forzata con la previdenza pubblica.
Per Marco Cuchel, presidente dell’Anc il rinvio è l’occasione per archiviare una riforma calata dall’alto e costruire finalmente un progetto condiviso. Cuchel ha fortemente criticato il metodo: ha denunciato l’assenza di confronto preventivo tra il Consiglio Nazionale e la categoria, e ha richiesto tavoli tecnici inclusivi e un processo decisionale trasparente. Cuchel ha anche smentito
le dichiarazioni De Nuncio secondo cui la proposta sarebbe stata sostenuta da oltre 80 Ordini territoriali. In diverse assemblee territoriali (Avellino, Brescia, Firenze, Milano, Oristano, Roma, Salerno, Sassari) hanno smentito che vi sia stato un vero consenso formale: non è mai avvenuta una votazione ufficiale, come più presidenti locali hanno affermato.
Per il Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, rende noto che è stata diffusa una lettera aperta ai vertici della categoria e a tutti gli iscritti.
In quella seduta, il Governo ha approvato le riforme degli avvocati e dei medici, insieme a un disegno di legge generale di revisione delle professioni ordinistiche, respingendo però la proposta presentata dal Consiglio Nazionale dei commercialisti. Una decisione che, secondo Cuchel, rappresenta un segnale forte e “un’occasione per ricostruire un progetto condiviso, capace di ascoltare davvero iscritti, territori e associazioni”.
Per Anc, la riforma predisposta dal vertice del Cndcec si è dimostrata priva di contenuti sostanziali. Non affronta i nodi centrali della professione — precarietà dei giovani, sostenibilità previdenziale, perdita di attrattività dell’albo ed eccessiva stratificazione normativa — ma si riduce a pochi ritocchi marginali.
Il cuore del progetto, sottolinea l’associazione, è stata la modifica delle modalità elettorali del Consiglio Nazionale: “L’unica vera novità introdotta, ma che nulla ha a che vedere con le esigenze concrete degli studi e dei colleghi”.
Anc rileva come per nessuna delle altre categorie ordinistiche il Governo abbia previsto modifiche al sistema elettorale, rimasto ancorato al D.Lgs. 139/2005. “Perché solo ai commercialisti si sarebbe dovuto applicare un modello diverso, creando una distonia rispetto alle altre professioni?”, si chiede Cuchel.
La critica non riguarda solo i contenuti, ma anche il metodo. “Circa il 90% dei colleghi — denuncia l’Associazione Nazionale Commercialisti — non conosce né il testo né i contenuti della proposta. Non vi è stato un confronto reale con gli iscritti né con le associazioni territoriali. La riforma è apparsa ‘calata’ dall’alto, con un approccio che ha generato divisioni anziché coesione”.
Anche il recente comunicato del Consiglio Nazionale, che ringrazia Governo e associazioni favorevoli parlando di ‘maggioranza assoluta’, viene giudicato come una rappresentazione parziale della realtà: Diversi ordini territoriali e associazioni hanno espresso contrarietà, mentre la base non è mai stata coinvolta”.
Per Cuchel, il rinvio deciso dal Governo non deve essere letto come una sconfitta, ma come una possibilità di ripartenza: “Abbiamo bisogno di un ordinamento che riconosca i commercialisti come presidio di legalità e sviluppo economico; di strumenti per rendere la professione più attrattiva e sostenibile; di regole che semplifichino e valorizzino le competenze, non che creino nuove barriere burocratiche”.
Infine, l’appello diretto alla presidenza del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili: “Il Presidente è il rappresentante di tutti i 120mila iscritti, non di una parte soltanto. Una riforma che ignora segmenti consistenti della categoria genera fratture che non possono essere liquidate con slogan”.
Anc ha inviato la lettera allegata a tutti gli ordini locali
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