La Flottiglia dell’Ipocrisia
Il Pd chiede alla Marina di proteggere chi parte “per la pace” ma attacca chi investe in difesa. E intanto il governo portoghese ha già fatto sapere che non proteggerà la flottiglia diretta a Gaza.
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Il 7 settembre partirà dall’Italia la Global Sumud Flotilla. Nome altisonante, contenuto fragile: una carovana del mare con velleità da missione umanitaria e obiettivo politico chiarissimo — provocare Israele, sbandierando “pace” mentre si strizza l’occhio a chi quella pace la calpesta da decenni.
Fin qui nulla di nuovo: il folklore pacifista italiano ha sempre avuto una certa passione per le crociate ideologiche mascherate da pellegrinaggi solidali. Ma il colpo di genio arriva adesso: il Partito Democratico chiede al Governo di garantire la sicurezza della flottiglia con la nostra Marina militare. Sì, avete letto bene. Gli stessi che ogni settimana spiegano che le armi sono il male, che le spese militari vanno tagliate, che la Nato è superata, oggi pretendono fregate e marinai a difesa di una gita extraparlamentare in acque caldissime.
Un cortocircuito perfetto: “Giù le armi” in piazza, “Forza Marina” quando serve salvare la pelle dei propri. È l’essenza del progressismo italiano: predicare disarmo, pretendere protezione. Un pacifismo che funziona solo se qualcun altro combatte per te.
E già me li immagino, i nostri parlamentari militanti, a bordo con la kefiah al collo, mentre invocano la “scorta navale italiana”. Gli stessi che accusano Israele di ogni nefandezza, ora vogliono che l’Italia si metta di traverso tra Tel Aviv e una flottiglia che ha tutto l’aspetto di una provocazione. Un capolavoro di ipocrisia.
Sia chiaro: nessuno gioisce all’idea di vedere italiani in pericolo. Ma c’è un limite. Chi sceglie consapevolmente di salpare in una missione dal sapore politico e rischioso, non può poi pretendere che la Marina — la stessa che vorrebbero tagliare a pezzi per investire in bonus culturali — si trasformi in guardia del corpo.
E se la barca affonda? Nessun problema: nel Mediterraneo non mancano Ong pronte a intervenire. Quelle sì, di certo non si tirerebbero indietro. Anzi, sarebbe l’occasione per un salvataggio in diretta streaming, perfetto per le dirette Instagram dei nostri pacifisti da salotto.
Il problema è un altro: questa commedia rivela il vuoto di una politica che non ha il coraggio di dire la verità. La pace non si difende con i cortei o le vele bianche, ma con forza, deterrenza, credibilità internazionale. Chi non capisce questo, vive in un mondo immaginario. Ma purtroppo siede in Parlamento.
Ecco il punto: chi grida “disarmo” a Roma e poi invoca la Marina a Gaza non merita scorte navali, ma un rimorchiatore di ipocrisia che li riporti dritti al porto di casa.
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