Anno: XXVI - Numero 131    
Lunedì 7 Luglio 2025 ore 13:45
Resta aggiornato:

Home » Un numero non trascurabile di comuni montani

Un numero non trascurabile di comuni montani

Verso il fine vita?

Un numero non trascurabile di comuni montani

Il 9 aprile 2025 la cabina di regia del Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud ha approvato il Piano strategico nazionale delle aree interne, acronimo PSNAI.

La premessa illustra il Piano:

«Premessa

La sfida demografica, insieme ai fenomeni correlati dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione, rappresenta una delle minacce più gravi per l’Unione Europea e, in particolare, per l’Italia. Questi processi minano la competitività e la resilienza dei Paesi membri, amplificano le disuguaglianze territoriali e generano difficoltà nella disponibilità di manodopera, nella sostenibilità dei sistemi sociali e previdenziali, e nell’accesso ai servizi essenziali.

In particolare, le Aree Interne si trovano ad affrontare criticità più accentuate, in quanto sono maggiormente esposte a fenomeni come il forte spopolamento, l’invecchiamento della popolazione e la carenza di servizi. Il 9° Rapporto della Commissione Europea sulla Coesione evidenzia come tali fenomeni colpiscano in modo diverso le diverse regioni, con particolare gravità in quelle meno sviluppate e nelle aree ultraperiferiche, che risultano essere le più vulnerabili a processi come l’invecchiamento della popolazione, l’emigrazione giovanile e il declino dei servizi essenziali. Per affrontare queste problematiche, è fondamentale adottare interventi mirati e strategie integrate in grado di contrastare il fenomeno, promuovendo la crescita economica e sociale, valorizzando le risorse locali e creando opportunità per uno sviluppo sostenibile. Le strategie, calibrate sulle specificità di ciascun territorio e orientate al benessere delle persone, devono essere sviluppate in linea con i principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello, anche attraverso il sostegno della Politica di Coesione.

La Commissione Europea, nella sua Comunicazione sulla “Trappola dei talenti” del gennaio 2023, ha evidenziato l’urgenza di adottare strategie territoriali mirate per supportare le regioni a rischio di cadere in un circolo vizioso che ostacola il loro sviluppo economico e sociale. Queste strategie dovrebbero prevenire l’emigrazione verso le aree più sviluppate, creando opportunità di lavoro per i giovani e permettendo loro di cogliere i benefici di un’economia “sempre più orientata alla conoscenza”.

Per affrontare efficacemente queste sfide, la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) rappresenta uno strumento cruciale, tramite il miglioramento dei servizi essenziali, la promozione della crescita economica e sociale e la valorizzazione delle risorse locali per creare opportunità di sviluppo. Il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), in particolare, fornisce le linee guida per implementare interventi mirati che rispondano alle specificità di ciascun territorio e promuovano il benessere delle persone, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello, tramite l’armonizzazione delle risorse e delle normative esistenti. Il Piano prevede un approccio integrato, insieme a misure concrete per rafforzare la competitività e la resilienza delle regioni. È fondamentale assicurare una crescita sostenibile a lungo termine, promuovere l’inclusione sociale e accompagnare i territori con riforme strutturali e il potenziamento della capacità amministrativa. Gli interventi devono consentire ai cittadini di restare nelle loro comunità, migliorando al contempo la qualità della vita e le condizioni socio-economiche locali. In primo luogo, è fondamentale investire nei servizi pubblici, come sanità, istruzione, e trasporti pubblici, incentivando soluzioni condivise e intelligenti come la telemedicina e l’elearning, che ne aumentano l’efficienza e l’accessibilità. Solo attraverso un accesso a servizi essenziali di qualità sarà possibile contrastare lo spopolamento e attrarre nuove famiglie e professionisti.

In secondo luogo, è necessario colmare il divario digitale. Investire nella digitalizzazione delle aree periferiche e ultraperiferiche, sviluppando infrastrutture come reti Internet ad alta velocità e 5G, contribuirà a migliorare la competitività regionale, facilitando il lavoro da remoto e l’istruzione online. Questo approccio offrirà nuove opportunità e incoraggerà il ritorno dei giovani nelle zone rurali e periferiche, migliorando la connettività, sia in termini di infrastrutture di trasporto che digitali, per garantire che le persone delle aree periferiche rimangano collegate con i principali centri urbani.

In terzo luogo, il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, tramite le risorse nazionali, regionali ed europee, deve sostenere le economie locali e promuovere l’innovazione.

Garantire il “diritto di restare” implica la creazione di posti di lavoro di qualità per trattenere i giovani nel territorio, ma anche offrirne per coloro che sono stati esclusi dal mercato del lavoro per lungo tempo. Incentivare l’imprenditorialità in tali aree, l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare contribuirà a costruire ecosistemi economici resilienti, in grado di favorire una crescita a lungo termine.

In quarto luogo, il rafforzamento dello sviluppo sostenibile è una priorità in questi territori, con una particolare attenzione sulle transizioni ecologica e digitale. Investire in energie rinnovabili, trasporti sostenibili e tutela ambientale non solo migliorerà le condizioni di vita, ma creerà anche posti di lavoro “verdi” e opportunità di sviluppo locale.

Un approccio “tailor-made” e “place-based” è cruciale per adattare le politiche alle specifiche esigenze delle singole regioni. Le strategie locali devono promuovere partenariati tra autorità locali e regionali e con i privati per calibrare gli investimenti sulle necessità concrete di ciascun territorio. Una possibile risposta alla sfida demografica può pervenire anche da una maggiore cooperazione tra aree urbane e interne, evitando le politiche settoriali tradizionali. Le misure da adottare includono una pianificazione territoriale più sostenibile, investimenti in migliori servizi e una gestione condivisa delle risorse naturali, che possono favorire la crescita e la resilienza delle aree interne.

È opportuno continuare a collaborare, con le grandi imprese pubbliche, per promuovere, attraverso la concertazione politico-istituzionale investimenti mirati nelle aree rurali, interne e montane del Paese per garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Infine, è indispensabile mantenere un dialogo continuo con tutti gli stakeholder per garantire che i meccanismi di finanziamento rispondano tempestivamente alle esigenze dei territori, affrontando le criticità e assicurando che le aree periferiche non vengano trascurate nei processi di sviluppo dell’UE.

È inoltre indispensabile assicurare ogni possibile coordinamento, sin dalla fase di programmazione, tra gli interventi sviluppati nel quadro dei programmi e fondi della coesione, nazionali ed europei e il PNRR, valorizzando altresì i margini di complementarietà con i programmi e fondi a gestione diretta della Commissione, in particolare per quanto concerne l’innovazione. In questa cornice strategica, sarà altresì importante focalizzare l’attenzione sul riuso e sulla capitalizzazione del valore prodotto dai programmi di cooperazione territoriale europea (CTE, o Interreg), che intervengono anche specificamente sulle sfide che il Piano si trova ad affrontare

Se poi andiamo alle pagg. 45 e 46 troviamo descritte le 4 tipologie di obiettivi:

«Alla luce di quanto descritto è possibile distinguere quattro tipologie di obiettivi, nella prospettiva di rafforzare le condizioni delle Aree Interne, in funzione delle condizioni di partenza delle realtà locali:

  • Obiettivo 1: Inversione di tendenza relativamente alla popolazione

Come rappresentato dall’analisi statistica, non esistono margini per realizzare tale obiettivo a livello nazionale. La popolazione può crescere solo in alcune grandi città e in specifiche località particolarmente attrattive.

  • Obiettivo 2: Inversione di tendenza relativamente alle nascite

Nello scenario nazionale più favorevole tra quelli contemplati dalle previsioni Istat la popolazione non cresce ma le nascite tornano a salire. In tale scenario la popolazione anziana aumenta comunque più della popolazione giovanile e i decessi rimangono maggiori rispetto alle nascite, ma la base demografica non va a indebolirsi ulteriormente. Tale risultato richiede però una combinazione tra attrattività verso le nuove generazioni (che rafforzano la componente in età riproduttiva) e condizioni favorevoli alle scelte di genitorialità. Una parte del Paese potrebbe riuscire ad avvicinarsi a tale scenario, ma verosimilmente non gran parte del Mezzogiorno e la maggioranza delle Aree interne (come evidenziano i dati stessi delle previsioni ISTAT disaggregati per regione).

  • Obiettivo 3: Contenimento della riduzione delle nascite (da diminuzione accentuata a moderata)

Questa è la tipologia che potrebbe riguardare il gruppo più ampio di Comuni delle Aree interne. Corrisponde ad un percorso che evita di rassegnarsi allo scenario peggiore e cerca di rimanere vicino allo scenario mediano delle previsioni ISTAT. Data la struttura per età della popolazione di molte Aree interne (caratterizzata da forte indebolimento della componente giovane-adulta), il rallentamento della diminuzione delle nascite richiede comunque un aumento del numero medio di figli per donna (nello scenario mediano italiano passa dagli attuali 1,2 a quasi 1,4 nel 2050) e una progressiva riduzione del saldo migratorio negativo. Questo obiettivo non mette in sicurezza la struttura demografica, ma evita che peggiori in modo tale da compromettere del tutto la sostenibilità nel breve-medio periodo. Questo consente di tenere aperta la possibilità di miglioramenti futuri.

  • Obiettivo 4: Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile

Un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività.

Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita.»

L’obiettivo 4 a me pare inquietante.

L’art. 44 della Costituzione al 2 comma prevede: La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

Si veda il Dossier di Camera e Senato del 15.07.2022 – disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane.

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Casse di Previdenza: sostenibilità e adeguatezza

Casse di Previdenza: sostenibilità e adeguatezza

03 Luglio 2025

Sono le due facce di una stessa medaglia: se le pensioni risultano inadeguate, ci sarà una pressione perché le pensioni siano aumentate e la sostenibilità del sistema pensionistico può risultare compromessa.

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.