Anno: XXVI - Numero 125    
Giovedì 26 Giugno 2025 ore 13:45
Resta aggiornato:

Home » Nordio annuncia uno scudo penale per gli agenti (quasi) impossibile da realizzare

Nordio annuncia uno scudo penale per gli agenti (quasi) impossibile da realizzare

Un Carabiniere, o un poliziotto, che spara a un soggetto che ha appena commesso un reato, ferendolo o uccidendolo, non deve essere indagato.

Nordio annuncia uno scudo penale per gli agenti (quasi) impossibile da realizzare

Ma deve essere comunque oggetto di indagini, partecipare alle stesse. Sembra una contraddizione, è l’idea del governo. Raccontata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in risposta a un’interrogazione di Fratelli d’Italia e Lega su quello che viene definito scudo penale nei confronti delle forze dell’ordine.

Lo scudo penale assicura il governo che però non vuole chiamarlo così, ci sarà. Il problema è che il ministro annuncia una riforma che si rivela infattibile dal principio. E ciò si comprende dalle sue stesse parole. “Pensiamo che si possa costruire una norma che consenta di partecipare a questo tipo di indagine senza essere iscritti nel registro degli indagati, ovvero senza questo marchio di infamia che porta una serie di conseguenze negative”. Come si possa fare è del tutto ignoto. “Ci sto pensando da giorni, ma è veramente difficile”, confessa un parlamentare di maggioranza che è anche avvocato.

Il problema è questo: se una persona viene ferita o uccisa da un poliziotto che spara per legittima difesa o per tutelare un cittadino da un gravissimo pericolo, si può ben stabilire che il poliziotto non merita il carcere. È già così: esistono le cosiddette circostanze scriminanti, che servono a questo. Per arrivare a questa conclusione – per capire se l’agente ha sparato davvero per difendere una persona in pericolo – però, le indagini andranno pur fatte. Una perizia balistica servirà per capire la traiettoria del proiettile e, quindi, per accertarsi che l’agente ha sparato per necessità e non per capriccio. Un test della polvere da sparo sulle mani dell’agente che ha sparato potrebbe essere necessario. E così via. Ma per fare tutte queste cose, c’è bisogno che l’agente sia indagato. Per tante ragioni, ma anche perché l’agente, se l’indagato, ha una serie di garanzie, di strumenti per difendersi. Se non viene indagato, a meno che non si riesca a estrarre dal cilindro qualche ignoto prodigio giuridico, non si può invece fare nessun accertamento.

Come procedere allora? Il governo ci sta pensando davvero, ma non sa come fare. Una riforma strutturale del codice penale è troppo complessa, difficile cominciare a legislatura inoltrata. La proposta, lanciata qualche mese fa dal capogruppo di FdI Galeazzo Bignami, di far sì che in casi come questo il corpo d’appartenenza si sostituisca all’agente – si indagherebbe l’Arma e non il singolo Carabiniere – non sembra decollare. E quindi l’annuncio di Nordio rischia di essere solo un modo per tenere buona l’ala giustizialista della maggioranza, nonché un pezzo di elettorato. E buttare la palla, se tutto va bene, alla prossima legislatura.

Capitolo aperto e chiuso, insomma. Così come evaporerà nel giro di poche ore la proposta di Matteo Salvini sulla modifica del reato di tortura. Il ministro chiede di rivederlo ma, tanto nel governo quanto nella maggioranza, resta isolato. Per più ragioni. Forza Italia predica cautela e invita all’attenzione, Fratelli d’Italia formalmente non commenta. Il partito della premier ha sempre ritenuto che il reato introdotto nel 2017 per reprimere le violenze delle forze dell’ordine contro i detenuti o contro chiunque sia anche solo momentaneamente sotto la custodia dello Stato andrebbe “tipizzato”. Scritto meglio, cioè, secondo il punto di vista del centrodestra. Perché, parole loro, “bisogna permettere agli agenti di lavorare”. Ma c’è una cosa che i meloniani, soprattutto in questo momento, non vogliono: darla vinta a Salvini. Far sì che si intesti una battaglia che, invece, vorranno prima o poi condurre loro, come aveva anticipato nel 2023 il ministro della Giustizia. E così, quando il vicepremier leghista ha detto che bisogna “rivedere, circoscrivere e precisare reato di tortura” per tutelare la polizia penitenziaria, l’ordine di scuderia è stato: “Non prendiamo posizione”. Un modo elegante per dire di non andargli dietro.

Forza Italia fa un ragionamento più articolato: “Capisco che sia una battaglia storica della Lega, ma quante condanne ci sono state per tortura? Non tantissime, mi pare”, ragiona un deputato forzista sempre attento al garantismo. La linea del partito la dà il portavoce, Raffaele Nevi: “Non siamo pregiudizialmente contrari ma le cose vanno fatte con grande attenzione”. È una chiusura, ma nella Lega preferiscono leggerla come un’apertura.

All’interno del governo, soprattutto tra i ministri vicini a Fratelli d’Italia, c’è la convinzione che l’uscita di Salvini di oggi sia “una delle tante sparate che tira quotidianamente fuori dal cilindro”. In questo caso, insinua qualcuno di quella stessa schiera, “fa così perché è arrabbiato per il terzo mandato”. Che non otterrà per Luca Zaia in Veneto. Anche il ministro della Giustizia, che pure aveva aperto a una modifica, sembra disinteressato a dare seguito alle richieste di Salvini. Niente da fare, insomma, per il vicepremier leghista. Questo isolamento, però, potrebbe anche giovargli: intestandosi la battaglia, potrebbe guadagnare qualche voto in più. E pazienza se poi sarà una battaglia persa.

di Federica Olivo su HuffPost

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.