Il rapporto Censis sull’avvocatura sia di stimolo al Parlamento.
Di Marco (Anf) servono strumenti per rilanciare ed estendere le competenze degli avvocati. Grave il gap reddituale a sfavore di donne, giovani e sud
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“Utile e illuminante come sempre il Rapporto Censis sull’Avvocatura. Ora però non si lascino sul tavolo i numeri, le forze politiche che si occupano con frequenza e spesso con un po’ di avventatezza di processi e giustizia, guardino questa fotografia di una categoria in cui addirittura un terzo degli avvocati under 40 ha considerato l’idea di lasciare la professione. E non solo: con un enorme gap reddituale a sfavore di donne, giovani e dei professionisti del sud del Paese. Cercare il facile consenso, come fanno alcuni, mettendo in contrapposizione gli avvocati e il diritto all’equo compenso, con altri lavoratori in grave crisi, come il bracciante che non ha il salario minimo, è un gesto sterile e di superficialità. La politica riparta invece dall’analisi che ci restituisce il Rapporto, e che sia da stimolo affinchè si comprenda che per avere una giustizia che funzioni al meglio occorrono operatori messi in condizione di lavorare al meglio: si diano gli strumenti per favorire la riconversione delle competenze degli avvocati, si incentivino le aggregazioni e si consideri la giustizia un bene di prima istanza, vicino al cittadino”.
Lo ha dichiarato il Segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco nel corso della presentazione del Rapporto Censis della Cassa Forense, ieri a Roma.
“All’interno dell’avvocatura ci sono forze dinamiche che comunque non attendono inerti, e l’indicazione giunta dal Rapporto del Terzo settore come luogo in cui la professione può avere spazi per contribuire ne è un esempio. Anf crede fortemente nella formazione, e intende anticipare le tendenze future, mettendo il proprio know how a disposizione dei soggetti più fragili e di coloro che li assistono” – aggiunge Di Marco.
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