Il governo Meloni sblocca le trivelle
Aumenta così la produzione nazionale di gas per ridurre ancora di più la dipendenza energetica.
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Il nuovo decreto “gas release” deciso nel Cdm di ieri dà il via alle trivellazioni nel mar Adriatico. Ripristinare a pieno le trivelle sul nostro territorio nazionale per estrarre gas naturale era nei progetti del governo Meloni ma anche del precedente governo Draghi. L’aumento della produzione delle trivelle arriverebbe a produrre due miliardi di metri cubi di gas a prezzo calmierato.
Questo provvedimento era stato già voluto dall’ex ministro Cingolani, attuale advisor dell’attuale ministro della Sicurezza energetica Pichetto Fratin. Il decreto potrebbe autorizzare nuove concessioni decennali tra le 9 e 12 miglia nel Sud e nel medio Adriatico. Una volta ingranata la produzione potrebbe arrivare anche a 6 miliardi di metri cubi all’anno, come previsto dall’ex ministro della Transizione ecologica.
impianto piattaforma perforazione gas petrolio mare
Secondo le indiscrezioni, le misure sulle trivelle saranno contenute in un emendamento al decreto Aiuti ter. In questo quadro si inserisce la deroga al Pitesai, che l’ex ministro Cingolani aveva proposto di rivedere. Bisogna riaggiornare la mappa delle zone idonee alle trivellazioni e estrazioni di idrocarburi in modo da consentire alla produzione italiana di aumentare da 3,3 a 6 miliardi di metri cubi entro il 2025.
Al momento, secondo Assorisorse, le trivelle attive, sono circa 90 tra terra e mare e si trovano i 15 regioni. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Le zone comprendono ampie zone della Pianura Padana, dell’Adriatico basso, dello Jonio e del mare a ovest della Sicilia. Zone in cui però i giacimenti non vengono sfruttati a pieno e una revisione di questo piano potrebbe allargare le aree di estrazione e riattivare quelle al momento ferme.
Nonostante il prezzo delle bollette stia scendendo i valori restano ancora molto alti rispetto al passato e resta l’incognita per il prossimo anno. Per questo motivo ci potrebbe essere un aumento del prezzo a dicembre. «Ci sarà un aumento dei costi del gas a novembre e dicembre. Le previsioni di questo momento ci fanno vedere una evoluzione in crescita del 20 – 25% rispetto ai prezzi attuali per la fase di dicembre e gennaio. Poi ci sarà un andamento piatto per il 2023». Lo ha detto il presidente di Arera, Stefano Besseghini, a Sky Tg24.
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