L’ EQUO COMPENSO NON FINISCA SU UN BINARIO MORTO
Il Mef quantifichi i costi del provvedimento
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“Bisogna scongiurare il rischio che la proposta di legge sull’equo compenso finisca, di fatto, su un binario morto. Noi continuiamo a batterci per un ampliamento significativo dei suoi ambiti di applicazione, e affinché non vada sprecata questa importante occasione per estendere tutele e garanzie, specie ai più giovani.
Per questo, ci auguriamo che il ministero dell’Economia possa fornire al più presto la relazione sulla quantificazione degli oneri derivanti dalle ipotesi di restyling della norma”. Parola del vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta, in merito al testo unificato (prima firmataria la leader di FdI Giorgia Meloni, in cui sono confluite le proposte normative dei deputati della Lega e di Fi Jacopo Morrone e Andrea Mandelli, ndr) che, a fine luglio, era approdato nell’Aula della Camera per la votazione, ma è stato poi bloccato dal parere negativo della Commissione Bilancio sulla mancanza di risorse adeguate alla sua applicazione. L’auspicio della categoria professionale, recita una nota, è che “dopo aver conosciuto l’esatta entità degli oneri calcolati dal ministero, il Parlamento possa impegnarsi con spirito unitario per ricercare le opportune coperture e far quindi uscire la proposta di legge dall’attuale situazione di stallo”. Attraverso documenti e audizioni parlamentari, l’Ordine nazionale dei commercialisti si è più volte espresso sulla “necessità di ampliare l’ambito applicativo delle disposizioni di tutela dell’equo compenso, indicando in particolare l’opportunità di estendere tale disciplina, oggi vigente solo nella contrattazione massiva tra professionista e contraente forte, ossia banche e assicurazioni, ovvero tra professionista e Pubblica amministrazione, anche ad un qualsiasi accordo con un diverso cliente – committente, eliminando qualsiasi riferimento alla natura, o alla dimensione di quest’ultimo”, si legge, in conclusione.
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