Nessun ritocco alla riforma della Legge fallimentare
Miani (Commercialisti), male emendamento Comaroli (Lega) su parametri e controlli
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Altolà del Consiglio nazionale dei commercialisti ad ipotesi di “stravolgimenti” della riforma della Legge fallimentare, visto che “sono in campo diversi emendamenti al Decreto crescita (al vaglio delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, ndr), uno dei quali, alzando oltremisura i parametri di attivo, ricavi e dipendenti superati i quali scatta il vincolo di previsione del sindaco o del revisore, produrrebbe il sicuro effetto di ridimensionare in maniera sostanziale l’adozione del controllo interno. Ci troveremmo di fronte al paradossale svuotamento di fatto della previsione più innovativa della riforma, quale l’introduzione delle misure di allerta e dunque allo snaturamento di una riforma peraltro di recentissima approvazione”. A lanciare l’allarme il presidente dell’Ordine Massimo Miani, “in riferimento ad un emendamento dell’onorevole Silvana Comaroli (Lega) che prevede l’innalzamento dei parametri oltre i quali è previsto il ricorso ai controlli interni a 6 milioni di totale dell’attivo dello stato patrimoniale (dagli attuali 2), 12 milioni di ricavi (dagli attuali 2) e 50 dipendenti (dagli attuali 10)”. Per il numero uno dei professionisti, “se si vuol dare risposta alla preoccupazione sui costi che le società dovranno sostenere per i controlli interni, ci sembra molto più equilibrata la soluzione prospettata dall’emendamento a firma Gusmeroli, Andreuzza, Bordonali, Binelli, Dara, Cavandoli, Covolo, Ferrari, Gerardi, Pagano, Paternoster e Tarantino, che fissa le soglie per l’introduzione di sindaco o revisore a 4 milioni di attivo, 4 milioni di ricavi e 20 dipendenti. Potrebbe esser una soluzione di compromesso accettabile, che tiene conto dei timori presenti tra le imprese, tutelando ratio e finalità della riforma”, chiude Miani.
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