Anno: XXV - Numero 70    
Martedì 23 Aprile 2024 ore 13:20
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La riqualificazione morale della rappresentanza politica nell'avvocatura

La risoluzione del problema della riqualificazione morale della rappresentanza politica resta il fulcro di ogni considerazione in tema di rinascita e rinnovamento

La riqualificazione morale della rappresentanza politica nell'avvocatura

Il rappresentante è colui che si sente intimamente connesso alla comunità da cui proviene, ne conosce il substrato morale, intellettuale e produttivo, le patologie e criticità ed in ragione di obiettivi teleologicamente orientati ad una sintesi di obiettivi comunitari se ne fa portavoce. È  colui che con profondo senso e  rispetto della dignità altrui, sente i legami che lo legano alla comunità cui appartiene con un principio interiore che sostiene la sua vocazione indirizzandola verso un fine spirituale e superiore, nel rispetto delle regole e norme al momento vigenti…nel rispetto della legalità.  In una società individualista ed egoista dove il progresso economico e sociale è solo il frutto delle logiche del compromesso istituzionale e di categoria, dell’alternanza della tolleranza di conflitti di interessi asserviti al ripudio della legalità , la sopraffazione dei forti sui deboli, costituirà sempre la risultante obbligata di un processo di involuzione sempre più distante dalla comunità “rappresentata”. Una nuova Comunità può nascere solo sulla catastrofe e degrado dell’attuale e ripensare di ridisegnare la rappresentanza secondo paradigmi quanto più aderenti alla base della comunità e non alle categorie privilegiate è compito arduo e periglioso e sopratutto avversato dalle caste che detengono il potere.  L’avvocatura non unica ed unita…è diversa, disomogenea, frammentata ed individualista. Esistono le caste e le compagini sciolte, queste ultime pronte a rimescolarsi a seconda del momento storico , ad un unirsi per un comune obiettivo di breve periodo e poi pronte a riframmentarsi e dissolversi. Le “caste” …non mutano…si evolvono costantemente nel rispetto del ricambio genetico generazionale secondo le logiche del rispetto e sudditanza imposte dal sistema. La realtà rispecchia le considerazioni sempre più  consolidate e  diffuse …perché non siamo tutti uguali né potremmo pretendere di esserlo. Il dato territoriale ed il substrato culturale ad esso sotteso , determina  differenze tra l’avvocatura del nord e quella del sud , vuoi perché il tessuto economico /imprenditoriale si è sviluppato in maniera diversa nella geografia economica italiana, vuoi perché le caratteristiche storico/culturali , diverse a tratti nelle aree macroeconomiche italiane hanno imposto modelli di sviluppo ad essi “conformi “. Anche per questo dato strutturale l’avvocatura dunque non presenta il carattere dell’uniformità’  e dell’uguaglianza , perché esercitare la professione al nord è decisamente  cosa diversa dal “fare l’ avvocato al sud”. L’avvocatura è asservita e silente alle caste di riferimento e la logica della succubanza emerge in maniera preponderante in occasione di quei momenti che imporrebbero il ripudio del vecchio a favore di una democratica alternanza nelle diversità.  Considerazioni scontate, banali,  ma necessarie per cercare di comprendere, in un momento così delicato come l’attuale,  che stiamo vivendo, come  orientare gli obiettivi per  chi intende con il proprio contributo, servire la categoria. Le caste ….per loro caratteristiche acquisite dalla nascita (contesto familiare, economico e territoriale “florido”) ed in virtù del gioco e delle intersezioni delle appartenenze , hanno sempre avuto accesso a canali e settori esclusivi e senza entrare nel dettaglio, perché in questa sede , genericamente si argomenta sul tema,    non lasciano spazio se non agli avvocati “accreditati” ….per famiglia, appartenenza e talvolta  (bisogna dirlo) per meriti personali. Il merito personale…ecco…quando il merito personale incontra le caratteristiche suindicate, allora abbiamo le eccellenze.  Esistono poi le compagini dell’avvocatura…quelle  che si sono  formate da sole , spesso in contesti ambientali completamente avversi ed ostili e ciò nonostante , con sacrificio si sono fatte spazio nella compagine generale,  occupandosi dei settori non riservati alle caste , creandosi ed inventandosi filoni di lavoro spesso alternativi e sussidiari, ma pur sempre necessari alla tutela dei singoli cittadini che alla giustizia si rivolgono per la tutela dei propri diritti. Al di là del dato strutturale che impone diversità per nascita, funzioni, utenza e redditività del lavoro svolto, la cosiddetta teoria dei punti di partenza, utopia democratica ,  imporrebbe “che a parità di condizioni  (situazione irrealizzabile) a tutti, dovrebbero essere garantite le stesse possibilità.” Ma il sistema è tale che questa condizione imprescindibile di libertà e rispetto dei valori costituzionalmente orientati, non troverà alcuna realizzazione dal punto di vista pratico. La regola del silenzio e la soggezione ad essa conseguente imporrà un ricambio simulato da falsi ideali di rinnovamento. I padrini lasceranno i loro “seggi” ma nel contempo i loro delfini saranno mostrati come il nuovo che avanza mentre dalle quinte il canovaccio da seguire sarà dettato sempre dai padri nobili che prima dell’abbandono hanno portato i loro protetti all’altare delle cariche istituzionali. Gli abbandoni , volontari e a seguito degli interventi del giudice, “in favore di…” sono sempre finti abbandoni …e non c’è nulla di onorevole nelle intenzioni di chi volontariamente se ne rende protagonista e a maggior ragione da parte di chi attende l’esaurimento della fase giurisdizionale portata avanti da artifici e raggiri propri delle peggiori cosche criminali mascherate dal paravento della legalità. Perché è di questo che ormai si dibatte …di criminalità nelle intenzioni e nel sistema. Dopo queste semplici ed  inutili riflessioni, questo,  il punto di partenza per ogni sano , consapevole e responsabile progetto di cambiamento ed innovazione per chi crede ancora che l’avvocatura debba, in qualche modo, recuperare il ruolo che si è fatto sottrarre. L’avvocatura è diversa, gli uomini sono diversi, le esigenze e le  aspettative sono diverse…perché il substrato sociale in cui si opera è diverso…ma unica e condivisa dovrebbe essere la comunanza degli obiettivi che la categoria dovrebbe porsi , nell’interesse e tutela delle diversità. Ogni progetto dunque , tenuto conto delle diversità, dovrebbe articolarsi e proiettarsi in ogni direzione ed aspettativa…imposta dalle diversità…e far confluire le eventuali conflittualità in obiettivi  condivisi. Queste ultime affermazioni tuonano ormai  come uno slogan senza pregio alcuno e senza rilievo nello spazio senza tempo dell’indifferenza ed inconsistenza delle coscienze.

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