Anno: XXV - Numero 53    
Venerdì 29 Marzo 2024 ore 11:00
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Ineleggibili Coa: ripristiniamo equilibrio e serenità

Va ripristinata la legalità, e si avverte l’esigenza di ripristinare condizioni di serenità e di equilibrio nello svolgimento dei compiti istituzionali dell’ente, così salvaguardando nel contempo l’immagine e il prestigio dell’intera classe forense

Ineleggibili Coa: ripristiniamo equilibrio e serenità

La richiesta di Commissariamento del Consiglio Nazionale Forense si è resa necessaria in considerazione delle molteplici situazioni di irregolarità che sono state riscontrate. Non vi è solamente il problema di ben 9 componenti in condizione di ineleggibilità, come denunziata nel ricorso presentato al Tar Lazio  per il quale si è richiesta la fissazione dell’udienza di trattazione, ma vi sono ulteriori elementi che lasciano comprendere come il Consiglio Nazionale Forense non sia più in grado di garantire l’imparzialità e la terzietà richieste al Giudice Speciale. Il tutto come dettagliatamente motivato nel ricorso. Vi è una pluralità di ricorsi pendenti, aventi ad oggetto le elezioni presso i singoli Coa, ove, peraltro, i consiglieri eletti in condizione di ineleggibilità si stanno dimettendo, in taluni casi anche senza che nei loro confronti vi sia pendenza di ricorso. È di questi minuti l’annuncio delle dimissioni di sei consiglieri di Lecce, tra cui il presidente. La sentenza della Consulta afferma chiaramente e senza mezzi termini che il divieto vale anche per il Cnf. Il Consiglio Nazionale, che dovrà giudicare i ricorsi, pur avendo al suo interno il medesimo “vizio”, sta allungando i tempi di decisione, non fissando le udienze di trattazione, pur dovendo solamente rifarsi ai principi affermati dal legislatore e poi confermati dalle SSUU prima e dalla Consulta poi. In tal modo consente la permanenza nelle funzioni di soggetti ineleggibili, danneggiando le legittime aspettative e diritti di coloro che, laddove gli ineleggibili non fossero stati candidati, avrebbero potuto correttamente venire proclamati. Non va poi dimenticato che dovendosi considerare il mandato nella sua unicità, tutti coloro che entreranno nei Coa con ritardo rispetto alla prima elezione per effetto del venir meno degli ineleggibili, si troveranno ad avere mandati ridotti nella durata, che però saranno computati ai fini della futura ineleggibilità come se fossero stati svolti per intero, con lesione del loro diritto a ricoprire per intero il mandato per il quale si erano candidati. Il problema vale, come detto, anche per il Cnf, ove, a tacer d’altro, i componenti sub judice, ben nove, percepiscono indennità e gettoni. L’Ordine dei commercialisti nel febbraio 2013 fu commissariato per molto, molto meno. Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti fu commissariato perché le elezioni furono accompagnate e seguite da un grande clamore mediatico e da polemiche, esattamente come sta accadendo con riferimento alle elezioni del Cnf. Il Ministro Paola Severino, decise di sciogliere il Consiglio, a seguito di una argomentata relazione del Capo Dipartimento degli Affari di Giustizia del Ministero, che fece emergere forti tensioni, con un cospicuo contenzioso dinanzi l’autorità ordinaria e amministrativa, destinato ad accrescersi. Il Tar Lazio affermò che “il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti è stato giustamente commissariato “per l’urgenza di far cessare il clamore mediatico” legato anche ” comportamenti censurabili” delle liste partecipanti alle scorse elezioni” Nel caso delle elezioni del Cnf c’è molto di più, stante la palese situazione di ineleggibilità di nove componenti, tra cui presidente e vice presidente. Il tutto accompagnato da plurimo contenzioso Coa, sempre per questioni di ineleggibilità, che dovrebbe venire deciso proprio dal Cnf. Il commissariamento richiesto appare del resto la scelta più giusta, se non addirittura doverosa, per mantenere quell’affidabilità che all’avvocatura italiana deve venire riconosciuta, in virtù dell’importante compito che le è affidato per la tutela dei diritti nell’interesse generale, ruolo che le è costituzionalmente riconosciuto. Malgrado la parola d’ordine al Cnf sia stata sino ad oggi quella di “resistere, resistere, resistere”, magari aspettando l’occasione per riproporre altre eccezioni di legittimità costituzionale della normativa, avvitandosi così in una sorta di Gioco dell’Oca che danneggerebbe ulteriormente l’Avvocatura tutta, ci auguriamo che possa ancora aversi un sussulto, una resipiscenza, e si voglia risparmiare agli avvocati italiani una ulteriore stagione di ricorsi giudiziari, per la sola volontà di pochi di non cedere alla legge.

Fonte: Avvocati

 

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